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IL DIGIUNO NELLE DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE ABRAMITICHE Aya10
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    IL DIGIUNO NELLE DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE ABRAMITICHE

    الحلاجي محمد
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    religion IL DIGIUNO NELLE DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE ABRAMITICHE

    مُساهمة من طرف الحلاجي محمد الخميس 19 أغسطس - 1:13:51

    IL DIGIUNO NELLE DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE ABRAMITICHE



    di Patrizia Khadija Dal Monte


    Con il nome di Allah il Compassionevole, il Misericordioso


    Il digiuno, “sawm” in arabo non è una pratica che appartiene solo alla rivelazione coranica. Nel Corano stesso infatti è detto:
    ”Oh, voi che credete, vi è prescritto il digiuno, come era stato
    prescritto a coloro che vi hanno preceduto”. (Al-Baqarah, II,183)
    La parola coranica, qui come in altri versetti ci ricorda una delle
    verità fondamentali espresse dalla rivelazione ricevuta dal profeta
    Muhammad, pace e benedizione su di lui, e cioè il suo legame con le
    rivelazioni precedenti, in un rapporto che non è di totale assorbimento,
    infatti è anche detto “…Se Dio avesse voluto avrebbe fatto di voi
    un’unica comunità”, vi ha voluto provare invece con quel che vi ha
    dato…” (V,48) ma di Conferma e Discrimine. Se noi prendiamo sul serio
    tale assunto, non possiamo ignorare la ricchezza che è contenuta nei
    Libri che precedono la rivelazione coranica, che dovremmo rileggere in
    un cammino che va all’indietro: dall’Islam, al Cristianesimo,
    all’Ebraismo, come un uomo che diventato adulto rilegge la propria vita,
    e meglio può individuare il senso del cammino percorso. In verità il
    cammino dovrebbe essere anche più lungo, perché per il Corano il primo
    Profeta è Adamo, pace su di lui, e in lui è dunque riconosciuta una
    forma primordiale essenziale di profezia legata all’essere creato in
    quanto umano, “…e insufflato in lui del Mio Spirito” (XV,29), che si
    manifesta nella storia dell’umanità in varie forme e modi, nel tempo e
    nello spazio, attraverso i muslim, coloro che sono sottomessi a Dio e
    quindi vicini alla loro situazione esistenziale originaria. Voglio
    quindi tentare una riflessione sul digiuno che accetti il contributo
    delle esperienze precedenti alla rivelazione definitiva coranica, dalla
    quale ci muoviamo dottrinalmente, anche se metodologicamente opererò in
    ordine di apparizione storica. Per limiti di tempo e di spazio questo
    lavoro si concentrerà nell’ambito dei Libri della rivelazione
    ebraico-cristiana-musulmana, passando solo di sfuggita sull’importanza
    del digiuno nelle religioni orientali. Perché il Ramadam , sia anche “
    un’occasione per dimostrare un’insospettabile vicinanza tra le tre
    grandi religioni monoteistiche …Ed è anche un’occasione per sentirsi
    meno turbati dal “diverso”.”(Da [ندعوك للتسجيل في المنتدى أو التعريف بنفسك لمعاينة هذا الرابط] sociale, fame di
    fede,2004”)


     Il digiuno nella tradizione ebraica
     Il digiuno nella tradizione cristiana
     Il digiuno nella tradizione musulmana
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    religion Il digiuno nella tradizione ebraica

    مُساهمة من طرف الحلاجي محمد الخميس 19 أغسطس - 1:15:26

    Il digiuno nella tradizione ebraica
    “Nella tradizione ebraica, digiunare vuol dire propriamente
    ‘inchinare l’anima’. Questo perché nell’antropologia biblica l’uomo è
    inseparabilmente spirito, cuore e carne; indebolire, abbassare le
    pretese dell’io è dunque, riconoscere che soltanto Dio è Dio, e davanti a
    Lui noi siamo, con il nostro limite creaturale oltre che coi nostri
    peccati. Digiunare vuol dire confessare la totale dipendenza da Dio,
    attribuire solo a Lui il potere e la gloria.” (Bruno Forte).
    Ci sono molti passi nella Bibbia che parlano del digiuno, ne chiariscono
    gli scopi e i benefici. Il libro del Levitico prescrive: “Nel mese
    settimo, il 10 del mese, digiunate e non fate nessun lavoro, … di tutti i
    vostri peccati sarete purificati alla presenza del Signore…”
    (Lev.16,29,31). E’ il digiuno del giorno dell’Espiazione, il Kippur. Qui
    il digiuno appare quindi nella sua funzione purificatrice. Nel I° libro
    di Samuele gli Ebrei digiunano e confessano a Dio la loro infedeltà,
    per ottenerne l’aiuto contro i Filistei e in altri episodi narrati dalla
    Bibbia, il digiuno assume il significato di una penitenza solenne
    compiuta per ottenere il perdono dei peccati, l’intercessione per la
    salute (II Sam. 12,16), anche in segno di lutto (Giuditta, 8,5-6). Ogni
    preghiera importante rivolta a Dio, era ritenuta più forte se
    accompagnata dal digiuno: “Digiunammo dunque e invocammo il nostro Dio
    per questo motivo; ed Egli ci esaudì.” (Esdra 8,21-23) Ci sono molte
    altre pagine della Bibbia che richiamano la forza spirituale del
    digiuno. Voglio ricordare poi una funzione particolare, quella di
    prepararsi a ricevere una visione , che troviamo in Daniele 10,3 “feci
    penitenza per tre settimane, non mangiai cibo prelibato… il
    ventiquattresimo giorno vidi un uomo..”e nel racconto di Mosè quando
    riceve le tavole della Legge (Es 34, 28).
    Troviamo nelle pagine bibliche, anche delle critiche molto forti fatte sul digiuno solo esteriore, ad esempio in Isaia 58,3-11:
    “….Ecco nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate
    tutti i vostri operai. Ecco voi digiunate tra litigi e alterchi e
    colpendo con pugni iniqui…. Non è piuttosto questo il digiuno che
    voglio: sciogliere le catene inique…. Rimandare liberi gli oppressi…
    dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza
    tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da
    quelli della tua carne”;
    ancora in Zaccaria 7,5-12:
    “Quando avete fatto digiuni e lamenti nel quinto e nel settimo mese… lo
    facevate forse per Me?…. Praticate la giustizia e la fedeltà: esercitate
    la pietà e la misericordia ciascuno verso il suo prossimo. Non frodate
    la vedova l’orfano e il pellegrino, il misero e nessuno nel proprio
    cuore trami contro il proprio fratello.”
    Riassumendo nella rivelazione ebraica il digiuno ha una funzione di
    purificazione dai peccati e di rafforzare le suppliche a Dio, prepara a
    ricevere “le vicinanze speciali di Dio” e quindi avvicina a Dio, a patto
    però, come insistono i Profeti, che esso si accompagni ad un
    atteggiamento totale della persona di allontanamento dal male e
    dall’ingiustizia e apertura alla misericordia verso i bisognosi. Anche
    oggi vengono osservati dei giorni di digiuno nel calendario ebraico,
    memoria di avvenimenti storici, tra cui quello più importante rimane lo
    Yom Kippur. Il modo in cui si celebra questo digiuno non è scritto, ma
    si tramanda attraverso una tradizione orale e diffusa ora in tutti i
    paesi. Vi vengono praticate cinque restrizioni o afflizioni: non bere,
    non mangiare, non ungere il corpo con oli profumati, non lavarsi e
    profumarsi, non indossare scarpe di pelle, non avere rapporti sessuali.
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    religion Il digiuno nella tradizione cristiana

    مُساهمة من طرف الحلاجي محمد الخميس 19 أغسطس - 1:17:08

    Il digiuno nella tradizione cristiana

    Guardando ai testi di riferimento cristiano, che sono compresi nella Bibbia, e in modo particolare nel Nuovo Testamento, possiamo notare come il digiuno sia presente nella vita di Gesù (pace su di Lui) dall’inizio della sua missione. Egli infatti si preparò alla vita pubblica con un periodo di digiuno di quaranta giorni, nel quale “non mangiò nulla” (Luca 4,2), che precede le “tentazioni”, che Gesù affronta nel deserto e supera con la ferma adesione alla parola di Dio: «Ma egli rispose: “Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”» (Mt 4,4) Ritorna quindi il tema vetero-testamentario di digiuno come purificazione e preparazione all’avvicinamento del divino. Nella linea poi dei Profeti che l’hanno preceduto, pace su di loro, Gesù stigmatizza gli atteggiamenti puramente esteriori e quindi ipocriti, di coloro che digiunano per farsi vedere dagli altri:”Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa..” Mt 6,1-6. Ciò non significa annullare l’importanza del digiuno, ma portarlo alla sua verità che è quella di compiere un’azione per Dio : “E
    quando digiunate non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere che digiunano…. (Mt 6,18) Sulla necessità del digiuno è scritto infatti. “Questa specie di demoni, non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera e il digiuno” (Mc 9,29)
    Nei primi secoli della Chiesa cristiana il digiuno è consigliato in preparazione al battesimo, nel periodo che prepara alla Pasqua e in altre occasioni in cui occorre chiedere perdono a Dio per le proprie colpe. La dottrina e la pratica del digiuno e dell’astinenza assumono una fisionomia più definita negli ambienti monastici del IV secolo, sia con uno stile di vita improntato della frugalità, sia con la privazione del cibo in determinati tempi dell’anno liturgico. S.Atanasio, uno dei padri del deserto scrive:” Ecco quali sono gli effetti del digiuno:
    guarisce i malati, arresta il flusso degli umori corporali, respinge i demoni, allontana i pensieri malvagi, rende lo spirito più chiaro, purifica il cuore, santifica il corpo, mette l’uomo sul trono di Dio. Il digiuno è una grande forza e procura un grande successo…”
    Nel medesimo periodo, sotto l’influsso degli usi monastici, le comunità ecclesiali delineano le forme concrete della prassi penitenziale. «La pratica antica del digiuno consiste normalmente nel consumare un solo pasto nella giornata, dopo il vespro, a cui fa seguito, abitualmente, la riunione serale per l’ascolto della parola di Dio e la preghiera comunitaria. Si consolida, attraverso i secoli, l’usanza secondo cui quanto i cristiani risparmiano con il digiuno venga destinato per l’assistenza ai poveri ed agli ammalati. «Quanto sarebbe religioso il digiuno, se quello che spendi per il tuo banchetto lo inviassi ai poveri!» , esorta Sant’Ambrogio; e Sant’Agostino gli fa eco: «Diamo in elemosina quanto riceviamo dal digiuno e dall’astinenza» …San Pietro Crisologo afferma: «Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno.
    Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia»….
    Durante l’epoca medioevale e moderna, la pratica penitenziale viene tenuta in grande considerazione, diventando oggetto di numerosi interventi normativi ed entrando a far parte delle osservanze religiose
    più comuni e diffuse tra il popolo cristiano.”(Nota dell’Episcopato italiano “Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza DECRETO DI PROMULGAZIONE Prot. n.662/94) I digiuni più importanti nella pratica del passato erano quelli di mercoledì e venerdì di ogni settimana, quello di 40 giorni prima di Pasqua, e quello delle Quattro Tempora (vigilia di Natale, Pasqua,
    Assunta, Ognissanti) e il digiuno Eucaristico. “ Per lunghi secoli a Roma il tempo fu scandito dalle ricorrenze religiose, con processioni chilometriche da un capo all’altro della città. Il cuore delle manifestazioni legate all’anno liturgico era la Quaresima: in questo periodo, le autorità pontificie emanavano ogni anno provvedimenti e divieti inerenti il precetto pasquale e il digiuno quaresimale… Per chi voleva esser ligio, non restavano che ceci e baccalà. Rigidamente disciplinata era anche l’osservanza del precetto pasquale. Dal
    Cinquecento al 1870…la mancata osservanza dei precetti pasquali poteva poi esser punita molto severamente dalle autorità religiose: oltre alla scomunica, si applicava la pena dell’ ‘interdetto’, ossia la proibizione di entrare in chiesa e, morendo, la privazione della sepoltura religiosa. Se scomunicati e interdetti volevano tornare in grazia di
    Dio, dovevano partecipare ad una funzione pubblica nel corso della quale erano frustati sulle spalle. In alcuni periodi, in cui i controlli s’inasprirono, si rischiò anche il carcere. Oggi l’idea della ‘fede imposta’ ci appare una contraddizione in termini: per secoli non fu così, né a Roma né altrove…” ([ندعوك للتسجيل في المنتدى أو التعريف بنفسك لمعاينة هذا الرابط]
    Oggi però nel mondo occidentale cristiano, cattolico e protestante, con la secolarizzazione imperante, la pratica del digiuno è caduta largamente in disuso. Non si riesce più a capirne i benefici spirituali, mentre quelli psicofisici sono diventati appannaggio di movimenti salutisti o che si ispirano alle tecniche orientali o ancora esso è diventato una forma di protesta politica. Per il cristiano medio, esso è qualcosa di arcaico, di superato, quasi non conforme al messaggio evangelico. La stessa Chiesa cattolico-romana, che un tempo prescriveva
    l’astensione obbligatoria dalla carne il venerdì, dopo l’ultimo Concilio Vaticano ha posto la possibilità di adempiere ad esso con il compimento di opere di misericordia: “ In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.” “Il senso cristiano
    del digiuno e dell’astinenza DECRETO DI PROMULGAZIONE Prot. n.662/94) (salvo il venerdì santo ) .
    L’atteggiamento verso il digiuno denota quindi una mentalità diffusa di incomprensione del sacro, sostituito da una sensibilità verso l’altro, ormai staccata dall’origine religiosa, “giustificabile laicamente”.
    Riassumendo nella rivelazione cristiana il digiuno conserva in Gesù, pace di lui, i caratteri che abbiamo riscontrato nella rivelazione ebraica, quali purificazione, condizione per avvicinarsi a Dio, nella Storia della chiesa, pian piano prevale il suo carattere penitenziale, espiatorio e ai giorni nostri è di fatto quasi completamente abbandonato dalla cristianità occidentale di livello religioso medio e basso , mentre a livello teologico continua la riflessione su di esso (e la pratica negli ambienti impegnati e consacrati):“è possibile rilevare tre sensi propri del digiuno: antropologico, spirituale, escatologico…
    (Bruno Forte) “Tutte le grandi religioni prescrivono digiuni rituali, anche al di fuori di quelle dette monoteistiche. Il Buddismo prescrive ai monaci di digiunare ogni mese nei giorni di novilunio e plenilunio.
    Nella tradizione braminica e yogica si prescrive di digiunare nei giorni di Ekadashii, l’undicesimo giorno dopo la luna nuova e la luna piena.
    Il digiuno è conosciuto fin dall’antichità come mezzo per porre l’individuo o il gruppo in condizioni di purità rituale. Ad esempio coloro che dovevano essere iniziati ai misteri di Iside e Osiride dovevano prepararsi con un digiuno di sette o più giorni, e così avveniva anche per le iniziazioni ai misteri di Eleusi; la Pizia di
    Delfo digiunava tre giorni prima dei responsi.” (….)
    Voglio prima di passare a considerare il digiuno islamico, concludere con una nota di carattere antropologico sul digiuno, che mi pare interessante: “Col digiuno vengono meno gli stimoli sensoriali legati
    all’alimentazione e tutte le stimolazioni connesse alla assimilazione (odori, sapori, masticazione, senso di sazietà, sensazioni determinate da digestione e assimilazione del cibo ) che ci accompagnano dalla nascita per tutta la vita e costituiscono una componente importante del nostro “sentirci” (cenestesi)… L’io, che si è strutturato alla presenza di questi stimoli legati al cibo, e che è centrato sul quotidiano, il pratico, l’utile, in assenza delle sensazioni legate al cibo, sulle quali si è edificato, si indebolisce, attenua il suo controllo psichico e permette l’affiorare più intenso di realtà profonde: da una parte elementi rimossi, pulsioni ed istintualità, dall’altra spiritualità, ricerca del divino.Quando si digiuna le forze profonde e antagoniste dello psichismo e della spiritualità colmano la mente, si fronteggiano, e, se si è adeguatamente guidati e sostenuti, si può volgere il conflitto verso l’evoluzione psichica e spirituale…”([ندعوك للتسجيل في المنتدى أو التعريف بنفسك لمعاينة هذا الرابط] Digiuno spirituale…)
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    religion Il digiuno nella tradizione islamica

    مُساهمة من طرف الحلاجي محمد الخميس 19 أغسطس - 1:32:20

    Il digiuno nella tradizione islamica
    Come abbiamo detto all’inizio, la rivelazione islamica si pone in
    continuità con le rivelazioni precedenti (II,183) precisando al tempo
    stesso i modi, i tempi e i significati del digiuno. Mentre infatti nelle
    religioni antecedenti le modalità del digiuno si sono evolute nel
    cammino storico, differenziandosi in diverse tradizioni, in quella
    islamica le modalità fondamentali e i suoi significati vengono fissati
    nel Corano stesso. Da notare anche come i versetti che rivelano il
    digiuno rituale, siano inseriti nella Sura al Baqara, rivelata subito
    dopo l’Egira di cui il Profeta disse: “ Ogni cosa ha il suo culmine ,
    “Al Baqara” è il culmine del Corano”, e che proprio in questa sura venga
    espresso con massima chiarezza che il Corano non è una nuova
    rivelazione, ma la Rivelazione ultima, che conferma le altre: “Dite:”
    Crediamo in Allah e in quello che è stato fatto scendere su di noi e in
    quello che è stato fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e
    sulle tribù, e in quello che è stato dato a Mosè e a Gesù e in tutto
    quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore , non
    facciamo differenza alcuna tra di loro e a Lui siamo sottomessi.”
    (II,136).
    E precisa: “Dicono siate giudei o nazareni, sarete sulla retta via” Dì:
    “(Seguiamo) piuttosto la religione di Abramo, che era puro credente e
    non associatore” (II,135)
    La rivelazione coranica infatti oltre a confermare quelle passate, si
    ricollega con colui che è all’origine della rivelazione di Dio nella
    storia, cioè Abramo, alla sua fede pura, scevra dalle impurità che ogni
    cammino storico sovrappone al nucleo originale della rivelazione.
    Ecco dunque i versetti :
    “[digiunerete] per un determinato numero di giorni. Chi però è malato
    o è in viaggio, digiuni in seguito altrettanti giorni . Ma per coloro
    che [a stento] potrebbero sopportarlo , c’è un’espiazione: il nutrimento
    di un povero. E se qualcuno dà di più, è un bene per lui. Ma è meglio
    per voi digiunare, se lo sapeste!” (II,184)
    “E’ nel mese di Ramadân che abbiamo fatto scendere il Corano, guida
    per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne
    testimoni [l'inizio] digiuni . E chiunque è malato o in viaggio assolva
    [in seguito] altrettanti giorni. Allah vi vuole facilitare e non
    procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e
    proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha guidato. Forse sarete
    riconoscenti!” (II,185)
    “Nelle notti di digiuno vi è stato permesso di accostarvi alle vostre
    donne,esse sono come una veste per voi e voi siete una veste per
    loro…Mangiate e bevete finché all’alba possiate distinguere il filo
    bianco dal filo nero; quindi digiunate fino a sera…Ecco i limiti di
    Allah, non li sfiorate. Così Allah spiega agli uomini i suoi Segni,
    affinché siano timorati,” (1I,87)
    Nel Libro sacro si parla, oltre al digiuno del mese di Ramadan, anche
    di altri digiuni che hanno uno scopo penitenziale, di riparazione delle
    colpe: “Chi involontariamente uccida un credente, affranchi uno schiavo
    credente…. E chi non ne ha i mezzi digiuni due mesi consecutivi per
    dimostrare il pentimento davanti ad Allah” (IV,92), oppure per un
    mancato giuramento (V,89), uccisione di selvaggina in stato di
    sacralizzazione (V,95), o divorzio dichiarato troppo frettolosamente … e
    qui vediamo una continuità di significati con quelli dati al digiuno
    nella rivelazione ebraica e cristiana, digiuno come penitenza per i
    peccati, espiazione della colpa. Dalla Tradizione (Sunna) inoltre
    sappiamo che prima della pratica del digiuno di Ramadan, che cominciò
    dai primi anni in cui il Profeta Muhammad (p.b.s.d.l.) si trasferì a
    Medina, precisamente nel secondo anno dell’Egira, il Profeta aveva
    l’abitudine di fare dei digiuni volontari, pare almeno tre volte al
    mese. Quando emigrò a Medina venne a conoscenza che gli ebrei che vi
    abitavano avevano un giorno speciale per digiunare, che nel calendario
    islamico corrispondeva al 10 di Muharram. Saputo che era un digiuno
    fatto in memoria della vittoria che Allah concesse a Mosè nei confronti
    del faraone, decise di parteciparvi, poiché riconosceva in Mosè, pace su
    di lui, un Profeta autentico di Allah e quindi vicino a tutti i
    musulmani, ordinò quindi anche ai suoi compagni di digiunare con lui in
    quel giorno. Ciò ci è stato trasmesso da Ibn ‘ Abbas (Sahih Al-Bukhari).
    Il Profeta (p.b.s.di l.) mandò anche un compagno ad informare tutti i
    musulmani della decisione. Il digiuno di Ashura diventò così il primo
    digiuno obbligatorio per i musulmani, mentre la sua abitudine di
    eseguire il digiuno tre giorni al mese rimase facoltativa. Quando furono
    rivelati i due versetti principali sul digiuno di Ramadan (II,184-85),
    il digiuno di Ashura divenne facoltativo. “’Aisha riferì che il Profeta
    (p.b.s.di l.) poi disse ai credenti: “Il digiuno di Ramadan è un obbligo
    divino, ma a chiunque piace digiunare il giorno di Ashura può farlo
    volontariamente o se non si sente può abbandonarlo.”
    Il digiuno di Ramadan che è il digiuno rituale, e costituisce il quarto
    pilastro della religione islamica, non pone al centro, nei versetti
    citati l’aspetto penitenziale, ma quello di “conoscenza divina”,
    preparazione alla rivelazione di Dio” è detto infatti : “E’ nel mese di
    Ramadan abbiamo fatto scendere il Corano, guida… e proclamiate la
    grandezza di Allah che vi ha guidato… ” la memoria che viene
    attualizzata mediante il digiuno rituale, non è quella della vittoria in
    una battaglia, o di un altro avvenimento storico, ma della rivelazione
    coranica, che costituisce il segno più grande della Misericordia di Dio e
    realizzazione finale della promessa fatta ad Adamo “…Se mai vi giungerà
    una guida da parte Mia, coloro che la seguiranno non avranno nulla da
    temere e non saranno afflitti” (II,38) Da notare che anche questo
    versetto si trova nella stessa sura Al Baqara, in cui c’è la rivelazione
    relativa al digiuno.
    Il digiuno quindi qui assume il significato di preparazione alla
    manifestazione divina , come abbiamo visto è avvenuto per Mosè (pace su
    di lui) (Es 34,28) e inizio della missione profetica di Muhammad (pace e
    benedizione su di lui.) come avvenne per Gesù (pace su di lui).
    Mediante quindi la partecipazione al digiuno del Ramadan noi entriamo in
    contatto con questo evento, ogni ritualità infatti non solo ci
    ripropone intellettualmente una conoscenza ma ci dà modo di riviverla,
    ci mette a stretto contatto con essa. Infatti la tradizione musulmana,
    attraverso i secoli non ha mai mancato di sottolineare questo
    significato, soprattutto ciò è evidente nella ricerca della notte del
    Destino, “Laylat al-Qadr). , di cui dice una delle Sure più antiche e
    più belle:
    “Invero, lo abbiamo fatto scendere nella Notte del Destino. E chi potrà farti comprendere cos’è la notte del Destino?
    La Notte del Destino è migliore di mille mesi.
    In essa discendono gli angeli e lo Spirito, con il permesso del loro
    Signore, per (fissare) ogni decreto. E’ pace, fino al levarsi dell’alba”
    (Corano Al-Qadr XCVII, 1-5).
    ” E’ la notte più grande dell’anno come il Giorno di ‘Arafah è il giorno più grande dell’anno.”
    E’ la notte della rivelazione, o meglio, è la notte in cui si celebra in
    modo speciale la rivelazione del Corano, come è detto anche nella sura
    XLIV, Il fumo: “ Per il libro esplicito: Lo abbiamo fatto scendere in
    una notte benedetta, in verità siamo Noi ad ammonire…. Siamo noi ad
    inviare i (messaggeri) (segni della) misericordia del tuo Signore… ma
    quella gente invece dubita e scherza!
    Questo carattere preminente del digiuno di Ramadan come dono di Dio,
    della Sua parola, della Sua Guida, spiega forse la grande letizia che
    anima il popolo musulmano durante questo mese, è presente però nella
    Tradizione anche il significato di espiazione dei peccati, che risulta
    anche dagli altri versetti coranici sul digiuno.
    Abu Hurairah riporta che il Profeta affermò che durante questa notte i
    cancelli del Paradiso sono aperti mentre quelli dell’Inferno sono
    chiusi, e i diavoli sono incatenati. ..Egli riferisce anche che
    il Messaggero di Allah disse”…Chiunque sta in piedi (in preghiera)
    durante Lailat-ul-Qadr fuori di Eemaan (fede e sincerità) e cercando poi
    ricompensa, i suoi precedenti peccati vengono
    perdonati…”(Bukhari)Alcuni Hadith indicano che Lailatul-Qadr è una delle
    ultime dieci notti, mentre altri indicano che è una delle notti dispari
    delle ultime dieci.
    Quindi essa deve essere cercata nei giorni 21, 23, 25, 27, 29 di Ramadan.
    Nella notte del 27 di Ramadan (notte di fine 26 ed inizio 27 al
    tramonto), le moschee sono aperte per tutta la notte e viene recitato
    continuamente il Corano, si prega, si fanno più raka’at possibili.
    “…La mattina seguente a Lailat-ul-Qadr il sole sorge non avendo raggi,
    come se fosse un piatto di ottone…” (Muslim, Abu Dawud, Tirmithi e Ibn
    Majah)
    La consuetudine di pregare nelle notti di Ramadan (Tarawih) è molto
    radicata nella comunità musulmana e prende avvio dall’esempio e dalle
    parole del Profeta stesso: “Abu Huraira riferisce che il Profeta, pace e
    benedizione su di lui, disse: “Chiunque esegue fedelmente le preghiere
    durante le notte di Ramadan con fede sincera e sperando di raggiungere
    la ricompensa di Allah (non per far mostra agli altri della propria fede
    ), tutti i suoi peccati passati saranno perdonati”. (Bukhari) .
    Ecco che la gioia si deve accompagnare all’impegno e alla serietà,
    all’equilibrio, troppa allegria e troppo cibo non corrispondono allo
    spirito profondo dell’islam, che si definisce nel Corano come la
    religione dell’equilibrio, “Ecco ho fatto di voi una comunità
    equilibrata”… Corano e tradizione insistono sulla serietà necessaria,
    leggendo in troppa allegria un impedimento a capire il significato
    profondo del digiuno e dell’esperienza umana. Si racconta a questo
    proposito che al-Hasan ibn Abil Hasan al-Basri una volta passò a fianco
    di un gruppo di persone che stavano ridendo allegramente e disse: “Dio,
    Grande e Glorioso, ha reso al mese di Ramadan un’arena in cui le sue
    creature competono nella Sua adorazione. Alcuni arrivano prima e
    vincono, mentre altri si attardano e sono delusi. Sarà assolutamente
    stupefacente vedere gente che ride e scherza sul giorno in cui il
    successo attenderà ai vittoriosi ed il fallimento quelli che hanno
    sprecato. Ah, per Iddio! Se il velo fosse sollevato, certamente chi bene
    ha agito sarebbe preoccupato per le sue buone azioni ed il malfattore
    per le sue cattive azioni.”
    La consapevolezza del valore delle azioni umane in vista dell’eternità,
    spinge a prendere molto sul serio l’obbligo del digiuno: Di ibn Qays ibn
    Al-Ahnaf si narra che quando gli fu detto: “Sei troppo vecchio, il
    digiuno ti indebolisce”, rispose: “Mi sto preparando per un viaggio
    lungo, l’obbedienza a Dio, l’Altissimo, è più facile da sopportare che
    la sua punizione.”
    Nel mese di Ramadan il digiuno si accompagna oltre che ad una più
    intensa preghiera ad una più profonda attenzione verso gli altri, sia
    nei termini di evitare ogni gesto cattivo, pensiero e giudizio, sia
    nell’aiuto fraterno e sollecitudine verso i più poveri. Troviamo qui una
    grande continuità con lo spirito più autentico del cristianesimo e
    dell’ebraismo, in cui , come abbiamo messo in risalto nella parte
    precedente, le tre cose devono andare insieme e come denunciano tutti i
    Profeti, il digiuno è valido che si accompagna alla giustizia e alla
    misericordia.Infatti Anas riferisce che il Messaggero di Allah, pace e
    benedizione su di lui, disse: “Ci sono cinque cose che rompono il
    digiuno; la menzogna, la maldicenza, raccontare delle frottole, giurare
    il falso, la cupidigia e gli occhi concupiscenti.” E ancora avverte il
    Profeta : “Molti ricevono dal digiuno niente altro che fame e sete.”
    Digiunare significa anche perdonare le offese: “”Se qualcuno discute con
    un altro e lo insulta, dica il secondo: Sto digiunando, sto
    digiunando.” (hadith). La sollecitudine verso i poveri poi entra nel
    Ramadan come elemento costitutivo, infatti è prevista la raccolta di una
    tassa fissata in misura stabile, per aiutare i poveri… Nelle moschee
    spesso si attua una specie di mensa libera, per dare da mangiare, alla
    rottura serale del digiuno a chi è nel bisogno. Anche le famiglie stesse
    si muovono nell’accogliere parenti, amici e bisognosi per l’iftar ,
    insomma quella Misericordia che è alla base della rivelazione “Siamo noi
    ad inviare i (messaggeri) (segni della) misericordia del tuo Signore…”,
    si cerca di attuarla nella propria vita, memori che digiunare,
    ricordarsi di Allah, del Giorno del Giudizio è nello stesso tempo
    ricordarsi di chi ha bisogno: “Non vedi colui che taccia di menzogna il
    Giorno del Giudizio? E’ quello stesso che scaccia l’orfano, e non esorta
    a sfamare il povero. Guai a quelli che fanno l’orazione e sono
    incuranti delle loro orazioni, che sono pieni di ostentazione e
    rifiutano di dare ciò che è utile.” (CVI )
    Riassumendo il digiuno di Ramadan nella tradizione islamica riceve vari
    significati, in continuità con quelli delle precedenti tradizioni,
    ponendo però in primo piano l’aspetto di attesa, preparazione alla
    Rivelazione divina e stabilendone i modi e i tempi in modo chiaro
    (Discrimine). A questo primario significato si associa il valore
    penitenziale e di purificazione dai peccati, che richiede un impegno,
    che tocca tutto l’essere umano nelle sue diverse componenti, dal non
    mangiare, all’intensificare la preghiera e lettura del Corano, al
    perdonare, alla sollecitudine verso il povero. Esso quindi richiede
    serietà, sacrificio, e anche una giusta letizia che esprime la
    riconoscenza verso Colui che ci ha guidati. La purificazione del corpo e
    dello spirito è del resto richiesta a chi vuole avvicinarsi a Dio, la
    coscienza di ciò è patrimonio dell’umanità fin dai tempi più antichi.
    Il digiuno del Ramadan costituisce ancor oggi, nella comunità musulmana,
    una realtà vissuta con grande fede e impegno, è una specie di grande
    ritiro spirituale per popoli interi, a cui ciascuno partecipa in modo
    più o meno profondo in forza della propria consapevolezza e grazia
    ricevuta.
    In un hadith qudsi il Signore dice: “Tutta l’opera del figlio d’Adamo è
    per lui, salvo il digiuno è per Me”. Il digiuno è un segreto tra l’uomo e
    il suo Signore, per una comunità in cui Lui è ancora il Re, il Tutto,
    l’Uno, il degno di ogni lode e di ogni amore.

      الوقت/التاريخ الآن هو الإثنين 13 مايو - 3:36:27