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Sura al-Fâtiha primo versetto Aya10
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    Sura al-Fâtiha primo versetto

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    Filipe
    che Allah lo protegga
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    Sura al-Fâtiha primo versetto Empty Sura al-Fâtiha primo versetto

    مُساهمة من طرف Filipe الثلاثاء 16 نوفمبر - 22:19:26

    La sura Aprente riveste numerosi significati tra i quali essa è protezione dal male, qualità che viene rafforzata premettendo alla sua recitazione la formula del rifugiarsi in Dio (isti’ âdha), le cui parole sono: a’ûdhu bi-llahi mina s-saytâni r-ragim(mi rifiugio in Dio dal demonio maledetto). La parola shaytan deriva dalla radice s-t-n che significa ‘essere distanti’, rajîm viene da r-j-m (lapidare), cioè respinto totalmente.
    Ci sono innumerevoli hadith che la tramandano, alcuni sapienti la fanno risalire proprio all’inizio della rivelazione, insegnata al Profeta dall’angelo Gabriele, pace su di lui, secondo le parole dell’Altissimo: “Quando leggi il Corano, cerca rifugio in Allah contro Satana il lapidato. Egli non ha alcun potere su quelli che credono e confidano nel loro Signore, ma ha potere solo su chi lo prende per patrono, su quelli che, per causa sua, diventano associatori.” (XVI,98-100)
    Per la maggior parte dei sapienti la recitazione di questa formula è un atto meritorio (mustahabb) ma non obbligatorio, il suo uso poi è più ampio della recitazione coranica stessa. Si racconta ad esempio in un hadith come essa sia efficace nel sconfiggere la collera: “Due uomini presero ad insultarsi davanri al Profeta, mentre noi stavami seduti insieme con lui. Uno dei due stava offendendo l’altro per rabbia, ed era diventato tutto rosso in volto, quando il Profeta disse: “Conosco un’espressione che fosse pronunciata da costui, tutta l’ira svanirebbe: Mi rifugio in Dio dal demonio maledetto”. Dissero allora a quell’uomo: “Non hai sentito cosa ha detto l’Inviato di Dio?” E lui: “Io non sono posseduto dai demoni!” (Al-Bukhârî)
    La Tradizione islamica insegna all’uomo questo rifugiarsi in Dio e non nella propria forza, consapevole della debolezza della costituzione umana e della forza che possono assumere certe tentazioni in un dato momento. Certo non si tratta di magia, ma di esprimere nelle parole un atteggiamento del cuore e della vita di abbandono in Dio e obbedienza a ciò che ha rivelato.

    Bismi-allahi r-rahmâni r-rahîm
    In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso”

    La sura al-Fâtiha, inizio del Corano, reca quello che è l’inizio di ogni sura (salvo la nove), cioè la basmala. Dopo la preposizione bi- (in, per, per mezzo di) la menzione del nome Allah, nome che viene usato solo per l’Altissimo. La sua etimologia è discussa tra i sapienti, alcuni negano che ne esista una e si tratti dunque di una parola a se stante (ism jâmid); altri la individuano in radici diverse, legandola all’idea di ‘adorazione’ (ta’alluh), o ancora ilâh, ‘divinità’ a cui si aggiunge l’articolo determinativo al; c’è chi dice derivi da lâh ‘brillare’ o ‘creare’ in cui l’aggiunta dell’articolo avrebbe il senso di esaltazione. Al-Qurtubî afferma: “Un’altra possibile etimologia di Allâh è che Allah sia derivato da walafa, cioè essere turbato perplesso, stupefatto, da cui wallâh (Colui che massimamente rende stupefatti).” E altre ancora.
    Allah comunque appare come il “Nome supremo” (al-ismu l-a’zam), che detiene una relazione di appartenenza con gli altri Nomi che troviamo nella rivelazione coranica, ma anche di diversità, in esso li raduna tutti, come la fonte l’acqua che scorre.
    Ad Allah appartengono i nomi più belli: invocateLo con quelli e allontanatevi da coloro che profanano i nomi Suoi: presto saranno compensati per quello che hanno fatto.” (VII,180)
    In esso prevale la dimensione di ineffabilità, del ghayb, di differenza assoluta dalla creatura, come è espresso nella sura CXII, Al-Ikhlâs (Il Puro Monoteismo) Di’: «Egli Allah è Unico, Allah è l’Assoluto. Non ha generato, non è stato generato e nessuno è eguale a Lui».
    Esiste anche una discussione nella tradizione islamica circa il rapporto tra nome (ism) Nominato (musammâ), tra la parola quindi e la Realtà stessa di Dio, diverse le posizioni, mi sembra che questa relazione sia ben detta in un’espressione di un filosofo contemporaneo, Heidegger, il quale disse che ‘la parola è la casa dell’essere’, in cui c’è spazio sia per la vicinanza che la differenza…. E Dio ne sa di più.
    La parola ism (nome), deriva secondo i commentatori dalla radice s-m-w, che ha come primo significato quello di ‘essere elevato’, dalla stessa radice viene samâ’ (cielo). Il pronunciare il nome di Allah eleva la realtà creaturale a Dio. Oggi si è perso completamente il senso della nominazione e della potenza della parola, a causa di un modus vivendi intriso di ‘chiacchiera’ riprendendo ancora Heidegger, miliardi di parole vuote che risuonano nel mondo dai mass media nelle nostre povere teste. L’importanza della nominazione e della parola, invece, è ben presente nelle culture antiche, ad esempio nei racconti biblici il nome vediamo come esso esprima una relazione stretta con la realtà della persona, il suo destino. Cambiare nome ad una persona significava cambiare la sua vita (così riguardo a Simone, il cui nome fu cambiato in Pietro da Isa, pace su di lui, (Gv 1,42), o quando Dio cambiò nome ad Abramo, attribuendogli il nuovo nome di Abraamo, gli viene detto: “Perché di sicuro ti farò padre [in ebraicoאב , ab, padre] di una folla di nazioni [in ebraico עם, am, popolo]” (Gn 17:5, TNM). Per questo anche la raccomandazione profetica nella scelta di un bel nome per i figli.
    I Nomi che vengono subito dopo la menzione del Nome Supremo, illuminano una realtà di cui l’essere umano ha sentore… ‘Utman ben Hassan chiese al Profeta, su di lui la preghiera e la pace divine, a proposito di bismi-llahi r-rahmâni r-rahîm. Il Profeta disse: “E’ uno dei nomi di Dio, ed è vicino al ‘Nome più grande’ (al ismu l-akbar) di Dio come il nero dell’occhio è vicino al bianco…” Ar-Rahmâni, ar-Rahîm derivano etimologicamente dalla parola rahma, la quale a sua volta ha come base la radice trilettera r-h-m, con significato di aver pietà, amore, misericordia. Dalla stessa radice viene il termine utero (rahim) da cui i legami di sangue, ‘uterini’ (al plurale arhâm). Ar-Rahmân, ar-Rahîm sono entrambi degli aggettivi intensivi e tuttavia il primo ha un significato più forte del secondo. Diverse le spiegazioni degli studiosi sul significato di questi nomi, ciò che è certo è il legame di entrambi con la rahma, la misericordia e il fatto che ar-Rahmân sia usato nel Corano solo per Dio: Di’: “Invocate Allah o invocate il Compassionevole (ar-Rahmân) qualunque sia il nome con il quale Lo invochiate, Egli possiede i nomi più belli. Durante l’orazione non recitare ad alta voce e neppure in sordina, cerca piuttosto una via mediana”. (XVII,110)
    Chiedi ai Nostri messaggeri che inviammo prima di te, se mai indicammo dèi da adorare all’infuori del Compassionevole.” (XLIII,45)
    mentre rahîm si può riferire alle creature:
    Ora vi è giunto un Messaggero scelto tra voi; gli è gravosa la pena che soffrite, brama il vostro bene, è dolce e misericordioso (rahîm)verso i credenti.” (IX,128)
    I due Nomi indicano sia un’esclusività di Dio riguardo alla rahma, sia una possibile somiglianza con quella che l’uomo sperimenta. Anche negli attributi cè una dimensione di non tangibilità della creatura. Ar-Rahmân è solo Lui, ma la rahma, è data anche alle creature come ben dice questo hadith profetico: “Dio ha diviso la misericordia in cento parti. Egli ne ha fatto discendere una tra ijinn e gli esseri umani e le bestie e gli animali perché condividano reciprocamente i loro sentimenti; e per questo essi hanno misericordia l’un l’altro; e tramite essa gli animali selvatici provano affetto per i loro cuccioli. E Dio ha conservato novantanove misericordie con le quali avrà misericordia per i suoi servi il Giorno del Giudizio.” (Sahih Muslim)
    Il significato etimologico del termine, questo stesso hadith e altri ancora, mettono poi in evidenza il legame privilegiato della rahma con l’essere femminile. “Allah ha rivelato Sé stesso nel Corano come rigoroso e clemente, conosciuto coi nomi di Maestà (/jalâl/) e Bellezza (/jamâl/). Il Generoso, il Misericordioso, il Perdonatore, sono nomi di Clemenza o Bellezza, mentre l’Enumeratore e il Giusto sono nomi di rigore o di Maestà. I nomi rispecchiano i principi del maschile e del femminile: i nomi di Maestà sono il prototipo del maschile, mentre i nomi di Bellezza sono il prototipo della femminilità…”1
    L’essere donna quindi ha questo dono speciale di capire dal didentro, nella propria natura cosa significhi misericordia, realtà messa in evidenza anche da un hadith della raccolta di al-Bukhari che descrive come durante la conquista della Mecca compiuta dai musulmani “una donna correva sotto al sole cocente alla ricerca di suo figlio. Lo trovò e stringendoselo al seno disse:”Figlio mio, figlio mio!” I Compagni del Profeta videro questo e piansero. Il Profeta fu deliziato di vedere la loro misericordia e disse: “Vi meravigliate della compassione (rahma) per suo figlio? Per mezzo di Colui nelle cui mani si trova la mia anima, nel Giorno del Giudizio, Allah mostrerà più rahma verso i Suoi fedeli servitori di quanta possa mostrarne questa donna verso suo figlio.”
    Ciò capovolge completamente le concezioni maschiliste che si susseguono in varie epoche e culture, la preminenza della rahma, dice preminenza del femminile… Tra gli attributi di Allah, la rahma prevale sempre sul suo opposto, il ‘rigore’ divino. Dio infatti dice: «Con la Mia punizione punisco chi voglio: ma la Mia misericordia abbraccia ogni cosa”». (VII,156)
    Un hadith qudsiyy, recita: “La mia misericordia precede la mia collera” (rahmatî sabaqat ghadabî)”.
    Ci sono diverse posizioni tra i sapienti nel considerare la basmala un versetto a se stante o meno o sulla sua funzione di divisione tra le sure, però c’è unanimità sul fatto che essa sia contenuta, all’interno della rivelazione coranica, in un versetto della sura An-Naml “Le formiche”, pronunciato dalla regina di Saba leggendo la lettera che Salomone le aveva inviato… Una donna… “Disse [la regina]: “O notabili, mi è stata fatta pervenire una nobile lettera. Giunge da Salomone, [dice]: In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso, non siate arroganti nei miei confronti e venite a me, sottomessi ad Allah”.
    Anche la scrittura della basmala sembra sia stata compiuta, nel tempo profetico, per la prima volta da una donna, la madre di Khâlid ben Khâlid ben Sa’îd.
    La recitazione della basmala nella tradizione musulmana non si limita solo alla preghiera o agli atti di culto, ma investe tutto l’agire umano, dichiarando la continuità tra sacro e quotidiano e il legame tra i due attraverso la parola. Alzarsi, sedersi, mangiare, bere, scrivere recitare il Corano, compiere l’abluzione, vengono accumunati nella nominazione del nome di Dio… Tra compiere gli atti necessari alla vita creaturale e quelli rituali non c’è un baratro, come non c’è tra la rivelazione di Dio che si compie nei segni della creazione e quelli del libro (ayat entrambi), la rivelazione islamica ci svela l’armonia possibile della condizione umana:
    Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Allah ha connaturato agli uomini*; non c’è cambiamento nella creazione di Allah. Ecco la vera religione, ma la maggior parte degli uomini non sa.” (XXX,30)

    Uso quotidiano, che non deve far dimenticare il grande rispetto che va dato alla basmala: Ibn ‘Agîba narra che Mansur ben Ammar trovò per terra un biglietto con scritto bismi-allahi r-rahmâni r-rahîm; non sapendo dove serbarlo, lo inghiottì. Dopo di che vide in sogno qualcuno che gli diceva: “Dio ti ha aperto la porta della sapienza!”
    La basmala, rifugio ed elevazione dell’uomo, troppo intensa per trovare fine al suo commento, illumina e attira la misericordia di Dio verso le creature, misericordia che si rivela anche nella missione profetica:“Noi non ti abbiamo mandato se non come misericordia per i mondi (rahmatan li l-‘âlamîn).”(XXI, 107)
    e in cui speriamo nel Giorno in cui si tirano le somme, inch’Allah. Disse il Profeta: “Nessuno di voi entrerà in Paradiso in virtù della propria opera. Gli chiesero: neppure tu Inviato di Dio? “Neppure io rispose”, senonché Dio mi ha protetto con la sua misericordia.”2

      الوقت/التاريخ الآن هو الإثنين 6 مايو - 20:50:25