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La dolcezza del nostro Profeta Muhammad (s.a.s ) Aya10
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    La dolcezza del nostro Profeta Muhammad (s.a.s )

    KAMAL
    KAMAL
    che Allah lo protegga
    che Allah lo protegga


    Località*الدولة* : Egypt

    Sesso : ذكر

    Numero di messaggi : 157

    عالمي La dolcezza del nostro Profeta Muhammad (s.a.s )

    مُساهمة من طرف KAMAL الثلاثاء 4 يناير - 0:05:49

    Nel nome di Dio
    misericordioso clemente



    La dolcezza del nostro Profeta Muhammad (s.a.s

    )




    un saluto di pace a tutti coloro che leggono

    Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci incita a seguire come
    modello per il nostro "perfezionamento" il Suo Inviato Saiyydinà
    Muhammad - le benedizioni di Allàh e la pace su di lui - : "Voi
    avete nell'Inviato di Allàh un modello sublime, per chi spera in
    Allàh e nell'Ultimo giorno e molto ricorda Allàh" (Corano Sura
    Al-Ahzàb 33 vers.21)

    Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci descrive inoltre
    qual'è il carattere "khuluq" con il quale ha mandato Saiyydinà
    Muhammad - le benedizioni di Allàh e la pace su di lui- alle Sue
    creature: " Per quale misericordia da parte di Dio hai mostrato
    dolcezza nei loro confronti? Se tu fossi stato rude e duro di
    cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te. Usa loro
    clemenza, chiedi perdono per loro, e consigliati con loro sul da
    farsi..." (Corano Sura Al-Imran 3, vers. 159)
    Tutti i Maestri (Shuyukh) del Tasawwuf si sono "conformati" a
    questo "modello sublime" seguendo la sua Sunna (modo di agire e
    di fare del Profeta) in ogni loro pensiero e azione e insegnando
    a loro volta, più con gli atti e gli stati (hàl) che con le
    parole, questa Via (Tariqa Muhammadiyya) ai loro discepoli.

    Ho pensato perciò che potrà trovare interesse la seguente
    pubblicazione di alcuni commentari (Tafsir) della Sura
    sopracitata "sul carattere del Profeta" (Cor.3,159-60) per
    cogliere ancor di più la bellezza e l'elevatezza degli
    insegnamenti di Allàh l'Altissimo che ci ha voluto dare con
    questo Suo nobile versetto, in cha Allàh. Il Testo è un po lungo,
    e me ne scuso, ne consiglio perciò la stampa e la lettura quando
    si è liberi da impegni.
    NB- Queste pagine che riportiamo sono tratte dal Libro che verrà
    pubblicato a breve : «La Sura della Famiglia di Imran nella
    Sapienza Islamica» di Ludovico Zamboni - GEI Gruppo Editoriale
    l’Idea. Il III Capitolo (Sura) del Corano alla luce dei commenti
    di Ibn Kathìr e Al Qâsânî tradotti direttamente dai Testi in
    lingua Araba da Ludovico Zamboni, il quale ci ha gentilmente
    concesso di pubblicare qui in anteprima, che Allàh lo ricompensi
    e sia soddisfatto del suo lavoro. Chi ne facesse uso è pregato
    gentilmente di riportare la provenienza di queste pagine,
    grazie. Nel testo che riportiamo il carattere "normale" è
    dedicato alla traduzione dei commenti di Ibn Kathìr e di Al-Qàsànì.
    il carattere in grassetto a quello dei versetti del Corano.
    il carattere in corsivo alle note di Ludovico Zamboni.

    Tafsir (commentario) del versetto 159-60 della Sura Al-Imràn - 3
    [Sul carattere del Profeta (s.a.s.)]

    Testo
    «159) Per quale misericordia da parte di Dio hai mostrato
    dolcezza nei loro confronti? Se tu fossi stato rude e duro di
    cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te. Usa loro
    clemenza, chiedi perdono per loro, e consigliati con loro sul da
    farsi. E quando hai acquisito ferma risolutezza, affidati
    fiducioso a Dio, perché Dio ama coloro che a Lui si affidano.
    160) Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere; ma se Dio
    vi abbandona, chi vi potrà soccorrere, dopo di Lui? A Dio dunque
    si affidino fiduciosi coloro che hanno fede.»

    Dice Ibn Al-Kathìr:
    L’Altissimo si rivolge al Suo Inviato, pieno di benevolenza nei
    confronti suoi e dei credenti, parlandogli di come ha reso
    tenero il suo cuore a riguardo della sua comunità, nei confronti
    cioè di coloro che seguono i suoi ordini e cessano di rivoltarsi
    contro di lui, e di come ha fatto sì che le sue parole
    sembrassero loro gradevoli, e dice: «Per quale misericordia (bi-mâ
    rahmatin) da parte di Dio hai mostrato dolcezza (linta) nei loro
    confronti?» E cioè, per mezzo di cosa Dio ha fatto sì che tu
    fossi dolce con loro, se non per la misericordia di Dio nei tuoi
    e nei loro confronti? Qatâda dice: “Il significato è ‘Per
    misericordia da parte di Dio tu hai mostrato dolcezza nei loro
    confronti’. La particella mâ infatti in questo caso è una
    semplice congiunzione.” (...)

    Dice Al-Hasan Al-Basrî: “Qui si parla del carattere (khuluq) col
    quale Dio ha mandato Muhammad, e questo nobile versetto somiglia
    alle parole dell’Altissimo «È venuto a voi un Inviato che viene
    da voi stessi, al quale pesa ciò che commettete e che ha cura di
    voi, pietoso e clemente con i credenti» (Cor. 9,128).

    L’Imam Ahmad tramanda da Abû Râšid Al-Harrânî: “Abû Umâma Al-Bâhilî
    mi prese per mano e mi disse: ‘L’Inviato di Dio mi prese per
    mano, e mi disse: Abû Umâma, vi sono alcuni credenti verso i
    quali il mio cuore ha tenerezza’.”

    Al-Qušayrî: “Se non fosse stato per una forza divina che il Vero
    gli riservava, come avrebbe potuto l’Inviato di Dio sopportare
    la compagnia degli uomini? Non vedi che Mosè, appena dopo aver
    udito la Sua parola, non sopportava neppure di parlare con suo
    fratello, e gli prendeva la testa, tirandola a sé?(Cor.20,92-4)
    O ancora: se il Profeta (su di lui la pace e la preghiera
    divine) non li avesse guardati [con un occhio che] cancellava
    quelle norme proprie del mutamento (ahkâmu t-tasrîf) che avevano
    corso in loro, realizzando che era Allah a dar origine ad esse,
    come avrebbe potuto sopportare la loro compagnia?”

    Quindi l’Altissimo dice: «Se tu fossi stato rude (fazz) e duro (galîz)
    di cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te». Il termine
    fazz è simile nel significato a galîz, così che il significato è
    ‘se tu fossi stato duro con la parola e col cuore’, o in altre
    parole ‘se tu ti fossi rivolto a loro con parole violente, e col
    cuore duro, essi si sarebbero allontanati da te, lasciandoti;
    Dio però li ha uniti a te facendo sì che tu fossi dolce con loro,
    così da ammansire i loro cuori’. Dice ‘Abd Allah ben ‘Amrw:
    “Vedo nei Libri sacri rivelati in precedenza la descrizione
    dell’Inviato di Dio: non è rude, né duro, non strepita nei
    mercati e non risponde al male col male, ma piuttosto perdona e
    tollera.” At-Tirmidhî tramanda da ‘Â’iša queste parole
    dell’Inviato di Dio: “Dio mi ha ordinato di essere estremamente
    gentile con la gente, ai limiti dello sdolcinato (amara-nî bi-mudârâti
    n-nâs), allo stesso modo in cui mi ha ordinato le opere
    obbligatorie della Religione (al-farâ’id).”

    Su queste parole coraniche, Al-Qušayrî dice: “Se avessi dato
    loro da bere puro il vino dell’Unità divina, senza annacquarlo
    con una ‘parte’ per loro, essi si sarebbero separati da te
    errando senza **** senza poter sostare neppure un attimo.”
    Analogamente, Al-Alûsî dice: “Se avessi loro esposto
    minuziosamente le norme proprie delle realtà principiali (ahkâmu
    l-haqâ’iq) il loro petto si sarebbe ristretto, e non avrebbero
    sopportato il peso proprio della realtà delle norme di
    educazione spirituale necessarie nella Via iniziatica. Tu invece
    hai avuto indulgenza nei loro confronti, per mezzo della Legge
    sacra e delle facilitazioni [che essa prevede].” Ar-Râzî riporta
    questo hadith: “Non v’è mitezza maggiormente gradita a Dio della
    mitezza e dell’indulgenza di una guida spirituale (imâm). E non
    v’è ignoranza più odiosa agli occhi di Dio dell’ignoranza e
    della rozzezza di una guida spirituale.”

    Così l’Altissimo continua dicendo: «Usa loro clemenza, chiedi
    perdono per loro (astagfirla-hum), e consigliati con loro (šâwir-hum)
    sul da farsi (fî l-amr)». In effetti l’Inviato di Dio
    all’occasione chiedeva consiglio ai suoi Compagni, così da
    infodere loro entusiasmo in ciò che facevano. Il giorno di Badr
    ad esempio si consigliò con loro sul problema se andare o meno
    incontro alla carovana [dei meccani], ed essi dissero: “Inviato
    di Dio, se ci chiedessi a proposito di un vasto mare, noi lo
    attraverseremmo con te, e se ti incamminassi con noi verso Bark
    Al-Ghimâd [località nello lontano Yemen], noi verremmo con te.
    Noi non faremo come la gente di Mosè, che gli disse: «‘Va’ tu,
    col tuo Signore, e combattete voi due: noi staremo qua ad
    aspettare seduti’». (Cor.5,24) Ti diciamo invece: va’, e saremo
    con te. Combatteremo davanti a te, alla tua destra e alla tua
    sinistra.” (...) Anche il giorno di Uhud chiese consiglio, se
    fosse più opportuno rimanere a Medina o uscire e scontrarsi col
    nemico; i più dissero che era meglio affrontare il nemico in
    campo aperto, così che il Profeta ordinò di uscire dalla città
    per dare battaglia. Il giorno del fossato egli chiese consiglio
    sul fatto se fosse opportuno venire ad un accomodamento con le
    fazioni coalizzate [che circondavano Medina] offrendo loro un
    terzo della produzione dei datteri dell’oasi per quell’anno:
    Sa‘d ben Mu‘âdh e Sa‘d ben ‘Ibâda furono contrari, e l’idea fu
    accantonata. E ancora, il giorno di Al-Hudaybiyya chiese
    consiglio ai suoi Compagni sul fatto se fosse opportuno piombare
    sui figli degli idolatri; Abû Bakr il veridico allora disse:
    “Non siamo venuti per combattere, ma per compiere i riti del
    Pellegrinaggio minore (‘umra).” Il Profeta acconsentì al
    consiglio di Abû Bakr. A proposito poi della storia della
    calunnia [nei confronti di ‘Â’iša,] il Profeta disse: “Gente
    musulmana: consigliatemi a proposito di persone che hanno
    incolpato mia moglie: ma per Dio, io non conosco alcun male a
    carico di mia moglie! E hanno incolpato un uomo: ma per Dio, io
    non conosco alcun male a carico suo!”(il brano in corsivo lo
    citiamo da At-Tirmidhì - libro48, del Commento del Corano,
    capitolo sul commento della Sura della luce hd nr.3191, in
    quanto la versione riportata da Ibn Kathìr appare scorretta) . E
    chiese il consiglio di ‘Alî e di Usâma sul fatto se fosse il
    caso di separarsi da ‘Â’iša. E comunque il Profeta chiedeva
    consiglio ai suoi compagni nelle battaglie e in situazioni
    simili. I dotti non sono però concordi, ed hanno due diverse
    opinioni, su questo: la richiesta di consiglio era obbligatoria
    per il Profeta, o era invece solamente raccomandata, con lo
    scopo di rafforzare il cuore dei Compagni?. (...)

    Al-Kalbî tramanda queste parole di Ibn ‘Abbâs: “Il versetto è
    stato rivelato in riferimento ad Abû Bakr e a ‘Umar: essi
    infatti erano i due Apostoli dell’Inviato di Dio, i suoi due
    aiutanti particolari, i due padri dei Musulmani.” L’Imam Ahmad
    tramanda da ‘Abdu r-Rahmân ben Ganam: “L’Inviato di Dio, su di
    lui la preghiera e la pace divine, disse ad Abû Bakr e ad ‘Umar:
    ‘Se voi due siete d’accordo su di un suggerimento, io non mi
    oppongo’.” Ibn Mardawayh tramanda da ‘Alî ben Abî Tâlib:
    “Chiesero all’Inviato di Dio a proposito della ferma risolutezza
    (‘azm), e lui disse: ‘Essa consiste nel consultarsi con la gente
    della retta opinione (ahlu r-ra’y), e quindi nel seguirli’.” Ibn
    Mâgiah tramanda da Abû Hurayra queste parole del Profeta: “A
    colui al quale vien chiesto consiglio, viene affidato un
    incarico di fiducia.” (...) E sempre Ibn Mâgiah tramanda da
    Giâbir queste parole dell’Inviato di Dio: “Quando uno di voi
    chiede consiglio al suo fratello, questi dia il suo consiglio.”

    Al-Alûsî riporta da Ibn ‘Abbâs che quando furono rivelate le
    parole «consigliati con loro», l’Inviato di Dio disse: “Dio e il
    Suo Inviato non hanno bisogno di chieder consiglio. Dio
    Altissimo però ha fatto della ‘richiesta di consiglio’ una
    misericordia per la mia comunità: chi, facendone parte, chiederà
    consiglio non rimarrà privo di guida, mentre chi tralascerà di
    chieder consiglio non mancherà di cadere in tentazione.” As-Suyûtî
    riporta da Anas queste parole dell’Inviato di Dio: “Chi chiede
    ispirazione a Dio (istakhâra) non fallisce, e chi chiede
    consiglio non se ne rammarica.” E sempre As-Suyûtî cita queste
    parole di Sufyân: “Ho appreso che il chieder consiglio è metà
    dell’intelligenza. E ‘Umar ben Al-Khattâb chiedeva consiglio
    anche alle donne.” Ar-Râzî dal canto suo ricorda come il verbo
    šâwara deriva dalla radice š-w-r, con significato primo di
    ‘estrarre il miele dal favo, smielare’.

    Dice Al-Qušayrî: “«Usa loro clemenza», perché il tuo giudizio (hukm)
    è il Nostro giudizio, così che tu non usi clemenza se non quando
    siamo Noi ad aver usato clemenza. Quindi lo distoglie da un tale
    attributo per mezzo di ciò che lo conferma nella stazione
    spirituale del servitore, e lo trasferisce alla
    caratterizzazione della separazione (tafriqa), dicendo ‘Sosta
    nel luogo dell’umiliazione, implorandoCi il loro perdono’. E
    così la Sua sunna (sia gloria a Lui) nei confronti dei Suoi
    Profeti e dei Suoi santi: li distoglie dalla sintesi (giam‘)
    trasferendoli alla separazione, quindi li distoglie dalla
    separazione trasferendoli nella sintesi; ed è per questo che
    prima dice «usa loro clemenza», che è sintesi, per poi
    aggiungere «chiedi perdono per loro», che è separazione. (...)
    Quindi, dopo aver detto «chiedi perdono per loro, aggiunge «e
    consigliati con loro sul da farsi», e cioè stabilisci un ‘luogo’
    per loro. Infatti, colui al quale viene usata clemenza ed è
    nelle ristrettezze della vergogna (fî sidâri l-khajla) non vede
    possibile per sé la stazione spirituale della nobile generosità;
    se dunque chiedi il loro consiglio, elimini in loro
    l’avvilimento (inkisâr) e profumi il loro cuore.”

    Dice Ibn ‘Arabî: “Il motivo che rende necessario il ‘prender
    consiglio’ è il fatto che al Vero appartiene in ogni essere
    esistenziato un ‘volto proprio’ (wajh khâss) che non è in altri
    esseri. E a volte accade che il Vero, gloria a Lui, proietti su
    un certo essere, a proposito di una cosa qualsiasi, ciò che non
    proietta su un essere che pure gli è superiore di grado. Esempio
    ne sia la scienza dei nomi concessa ad Adamo, nonostante che il
    ‘Consesso supremo’ (al-malâ’u l-a‘lâ) fosse più nobile di lui
    presso Allah: eppure, Adamo ebbe qualcosa che essi non avevano
    (...). E se le cose stanno così, accade che il Profeta a volte
    sia solo riguardo a cose che egli stesso stabilisce nel mondo
    per il fatto di essere incaricato di regolare e di precisare,
    anche se non a partire dal pensiero razionale (fikr), visto che
    egli non fa certo parte di quanti agiscono solo in base al
    pensiero razionale. Altre volte invece nella sua attività
    regolatrice gli si associa un altro intelletto, che è come
    l’anima universale (an-nafsu l-kulliyya) (...). Egli infatti sa
    che a Dio Altissimo appartiene in ogni essere esistenziato un
    ‘volto proprio’ dal quale Egli proietta su di lui ciò che vuole,
    e che non appartiene ad altri ‘volti’. (...) Si potrebbe
    obiettare: Allah però gli ha insegnato la Sua sapienza
    riguardante le Sue creature, dal momento che dice, rivolgendosi
    [implicitamente] a lui [in un hadith qudsiyy nel quale sono
    riportate le seguenti parole dette da Dio al Calamo primordiale]:
    ‘Scrivi la Mia sapienza nella Mia creazione, sino al Giorno
    della Resurrezione’. Nel rispondere a tale obiezione si possono
    considerare due punti di vista. Secondo il primo, se anche è
    vero che il Profeta conosce ciò che esiste, pure si può ritenere
    che tanto il suo ‘chieder consiglio’ quanto il fatto che
    qualcuno gli sia associato nella sua attività regolatrice
    facciano parte dei mezzi attraverso i quali Egli gli ha
    insegnato ciò che gli insegna dell’Essere. Analogamente, benché
    noi sappiamo che Allah ben conosce ciò che accade nel Suo creato,
    Egli dice «Noi vi metteremo alla prova, fino a quando sapremo»;(Cor.47,30)
    dunque, qualcosa di simile si riporta anche a proposito di Dio
    stesso, visto che [Egli dice «fino a quando sapremo», sebbene]
    non esista chi possa ‘sapere’ più di Allah! D’altra parte, e
    questo è il secondo punto di vista secondo cui si può rispondere
    all’obiezione, noi sappiamo che ad Allah appartiene in ogni
    essere un ‘volto’ che lo caratterizza: e tale ‘volto’ divino non
    si definisce ‘creatura’. Così, Egli dice al Calamo: ‘Scrivi la
    Mia sapienza nella Mia creazione’ [fî khalqî, anche ‘nella Mia
    creatura’], e non dice ‘Scrivi la Mia sapienza nel volto che
    venendo da Me è posto singolarmente in ogni creatura’. Dio, sia
    gloria a Lui, può dare per un certo ‘motivo’, che è quello che
    il Calamo scrive della sapienza di Allah nella Sua creazione, ma
    può anche dare senza ‘motivo’, e si tratta del ‘volto proprio’,
    nel quale non si riconoscono né ‘motivi’ né creatura. Ecco che
    il ‘prender consiglio’ ha luogo perché si possa manifestare
    qualcosa che è possibile venga dalla sapienza di quel tale ‘volto’,
    così che colui col quale il Profeta si consiglia nella sua
    attività regolatrice proietta su di lui una conoscenza che gli è
    sopravvenuta da parte di Allah in ragione di quel ‘volto’ la cui
    sapienza non è stata scritta [dal Calamo], e non ha avuto luogo
    nell’aspetto creaturiale’.”(Al-futùhatu l-makkiyya, vol II
    cap.198, pag.423)

    Dice Al-Qâšânî:
    «Per quale misericordia da parte di Dio», e cioè è per il fatto
    che sei caratterizzato da una misericordia piena di clemenza (rahma
    rahîmiyya), e cioè da una misericordia completa, piena e
    perfetta, che costituisce una delle qualità divine, e che
    accompagna il tuo essere che è frutto di dono ed è divino (al-wugiûdu
    l-mawhûbu l-ilâhiyy), e non è l’essere ‘umano’ individuale (al-wugiûdu
    l-bašariyy), è per questo che «hai mostrato dolcezza nei loro
    confronti. Se tu fossi stato rude», caratterizzato dalle qualità
    proprie dell’anima, tra le quali la rudezza e la durezza, «essi
    si sarebbero dispersi lontani da te», perché a riunirli è la
    Misericordia Divina che fa sì che necessariamente essi ti amino.

    «Usa loro clemenza» per quei loro peccati che ti si riferiscono,
    visto che li vedi provenire da Allah, grazie allo sguardo
    dell’unità divina, e visto che la tua stazione spirituale è
    troppo elevata per poter essere danneggiata dalle azioni degli
    uomini e per provare stizza per esse, o per curare l’astio con
    la vendetta.

    E «chiedi perdono per loro» per ciò che si riferisce ad Allah,
    avendo avuto luogo la loro trascuratezza (gafla), ma anche il
    loro rimorso e la loro richiesta di scusa. «E consigliati con
    loro sul da farsi» riguardo la guerra ed altro, per rispetto nei
    loro confronti, ma «quando hai acquisito ferma risolutezza»
    rimetti la cosa a Dio affidandoti fiducioso a Lui, comprendendo
    che tutte le azioni, la vittoria e il soccorso, la conoscenza di
    ciò che è più opportuno e migliore, vengono da Lui, e non da te,
    e nemmeno dal loro consiglio.

    Quindi realizza il significato profondo del fiducioso affidarsi
    e dell’Unita delle azioni comprendendo le parole «Se Dio vi
    soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere» ecc.

    tratto da:
    http://groups.msn.com/sufismo/corano...36218367586962

    assalamu 'alaykum

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