I profeti
Narrò 'Aisha - sia soddisfatto Iddio di lei - d'aver sentito il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - dire:
Gli spiriti sono militi arruolati; quelli che già si conoscevano simpatizzano, quelli rimasti estranei si sentono ostili.
Abu Hurayrah - sia soddisfatto Iddio di lui - narrò che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva detto:
Nel giorno della Resurrezione Abramo incontrerà suo padre Àzar, che avrà la faccia coperta di polvere. Abramo gli dirà:
Non ti avevo detto Non mi disobbedire?
Risponderà il padre:
Oggi invece non ti disubbidirò
Allora Abramo dirà:
O Signore, mi avevi promesso di non umiliarmi il giorno in cui tutti sarebbero stati resuscitati. Ora, quale umiliazione più grande di questa, che mio padre sia il più reietto?
Ma Iddio, l'Altissimo, dichiarerà:
Io ho vietato il Paradiso ai miscredenti.
Poi sarà detto:
Abramo, che cosa c'è sotto i tuoi piedi?
Abramo guarderà: ecco li una iena contaminata. Verrà afferrata per le gambe e scaraventata nell'inferno.
Narrò il figlio di Abbas:
La prima donna che indossò una cintura fu la madre di Ismaele; se la mise perché Sara non vedesse le sue orme.
Poi Abramo, partì col figlio Ismaele e con Agar, che allattava il figlio. Li collocò presso la Casa, accanto ad un albero che sorgeva sopra il pozzo di Zamzam, nella parte più alta della moschea.
A quel tempo alla Mecca non c'era nessuno e mancava l'acqua; Abramo lasciò loro un sacco di datteri e un otre d'acqua, e partì. Agar lo seguiva dicendo:
Abramo, dove vai lasciandoci in questa valle, senza amici e privi dl tutto?
Abramo non si voltava. Gli disse:
Te l'ha comandato Iddio?
Rispose:
sì.
Allora riprese Agar Egli non ci farà perire.
Giunto che fu a Taniyyah, dove non lo vedevano, rivolse il viso verso la Casa, alzò le mani e pronunciò questa invocazione: Signor nostro, in verità, io ho stabilito parte della mia discendenza in una valle sterile... affinché essi rendano grazie (XIV,40)
Agar allattò il bambino, bevendo l'acqua dell'otre finché non finì; poi ebbe sete, ed ebbe sete anche il bambino.
Vedendolo contorcersi, fu presa dalla disperazione e, accorgendosi che Safa era il monte più vicino, vi sali, e guardò giù nella valle se per caso scorgesse qualcuno. Ma non vide nessuno. Scesa allora da Safa e giunta nella valle, si sollevò i lembi della veste e si mise a correre come un uomo estenuato.
Passò la valle, salì su Marwah e di lì si fermò a guardare se per caso scorgesse qualcuno ma non vide nessuno. Sette volte ripeté questo percorso.
Il figlio di Abbas s'interruppe dicendo:
Ha detto il Profeta che per questo la gente fa quella strada di corsa.
Poi riprese:
Giunta in cima a Marwah, Agar udì una voce ed esclamò fra sé: Zitta! Tese l'orecchio, e l'udì di nuovo.
Ti sei fatto sentire disse. Se puoi aiutarmi... C'era infatti l'angelo, dietro il pozzo di Zamzam. Essa frugò dietro e intorno a lui finché l'acqua comparve zampiliando; la attinse e la versò nell'otre, colmandolo.
Il figlio di Abbas, a questo punto, ricordò che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute -, aveva detto:
Dio benedica Agar. Se non avesse trovato quell'acqua, Zamzam sarebbe rimasta una vena superficiale!
Poi il figlio di Abbas continuò:
Agar bevve e allattò, il figlio e l'angelo disse: Non temere!
Qui sarà la Casa di Dio. Questo ragazzo la costruirà insieme col padre e sicuramente Dio non trascurerà la gente sua. La Casa sarà alta sulla terra come la collina, e i torrenti vi arriveranno da destra e da sinistra. Così fu, finché un giorno un gruppo di Banu Gurhum vi giunse e si fermò nella parte bassa della Mecca. Notarono un uccello che volava in cerchio e dissero: Quest'uccello vola intorno all'acqua che sta nella valle. E mandarono una persona o due che la trovarono. C'era lì accanto Agar; le chiesero, il permesso di fermarsi. Rispose: Si, ma senza nessun diritto sull'acqua. Accettarono.
Il figlio di Abbas aggiunse che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva detto:
Agar prese confidenza con loro, essendo socievole, e i Gurhum si stabilirono li e fecero venire le famiglie. Si formò una popolazione. Ismaele crebbe, imparò da loro l'arabo; da grande ebbè per essi molto affetto e gli fu data in moglie una delle loro donne. Poi Agar mori. Abramo arrivò dopo il matrimonio del figlio, cercando quelli che aveva lasciato. Non trovò Ismaele e ne domandò a sua moglie che disse:
È andato in cerca di un guadagno per noi.
Abramo la interrogò sulla vita che facevano ed ella rispose:
Viviamo male, nelle strettezze e nei guai.
Disse Abramo:
Quando, torna tuo marito, salutalo e digli che cambi la soglia della sua porta.
Ismaele tornò provò un senso di piacere, e domandò:
È venuto qualcuno?
Rispose lei,
È venuto un vecchio così e così, e ha chiesto di te. Gli ho dato tue notizie. Ha domandato come viviamo; gli ho parlato delle nostre fatiche e dispiaceri.
Esclamò Ismaele:
Ti ha lasciato nessuna ambasciata?
Sì, mi ha detto di salutarti e poi ha detto: Digli che cambi la soglia della sua porta.
Era mio padre! E mi ha ordinato di separarmi da te, torna a casa tua.
La ripudiò e sposò un'altra dei Gurhmn.
Abramo rimase lontano quanto volle Iddio, poi tornò, non trovò Ismaele e domandò di lui alla moglie che disse:
È andato in cerca di un guadagno per noi.
Abramo la interrogò sulla loro vita. Rispose:
Viviamo bene, largamente. E lodò l'Altissimo.
Che cosa mangiate?
La carne
Che cosa -bevete?
Acqua
Signore, benedicili nella carne e nell'acqua!
Il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva a questo punta precisato:
A quel tempo non avevano cereali, altrimenti egli avrebbe pregato Iddio di benedirli nei cereali. Per questo soltanto alla Mecca ci si può nutrire a lungo esclusivamente di carne ed acqua senza averne alcun danno.
Disse Abramo:
Quando viene tuo marito, salutamelo e digli che conservi la soglia della sua porta.
Tornò Ismaele e domandò:
É venuto nessuno?
Si, è venuto un vecchio di bell'aspetto, e glielo descrisse lodandolo, il quale mi ha chiesto tue notizie e gliele ho date. Mi ha domandato come viviamo, gli ho risposto Bene.
Ti ha lasciato qualche messaggio?
Sì, ti saluta e ti dice di conservare la soglia della tua porta.
Era mio padre, e tu sei la soglia che mi comanda di conservare!
Passò per loro il tempo che Dio volle, tornò Abramo. Ismaele stava lavorando una sua freccia sotto l'albero vicino al pozzo di Zamzam. Appena lo vide balzò in piedi e fecero quel che fanno il padre col figlio e il figlio col padre. Poi Abramo disse:
Senti, Ismaele, Dio mi ha comandato una cosa.
Fa quel che ti comanda il Signore.
Mi aiuterai?
Ti aiuterò.
Dio mi ha comandato di costruire qui una Casa.
E indicò le colline alte intorno alla Mecca. Subito dopo gettò le fondamenta della Casa; Ismaele portava le pietre e Abramo fabbricava, finché, quando i muri ebbero raggiunto una certa altezza, Ismaele portò questa pietra e la pose qui. Abramo vi sali sopra e continuò a lavorare e Ismaele a portargli le pietre, e ambedue dicevano: Signore nostro, accettala da noi Tu che sei veramente Colui che ode e sa. Lavorarono e, alla fine, fecero Il giro rituale intorno alla Casa, ripetendo:
Accettala da noi Tu che sei veramente Colui che ode e che sa.
Narrò 'Aisha - sia soddisfatto Iddio di lei - d'aver sentito il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - dire:
Gli spiriti sono militi arruolati; quelli che già si conoscevano simpatizzano, quelli rimasti estranei si sentono ostili.
Abu Hurayrah - sia soddisfatto Iddio di lui - narrò che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva detto:
Nel giorno della Resurrezione Abramo incontrerà suo padre Àzar, che avrà la faccia coperta di polvere. Abramo gli dirà:
Non ti avevo detto Non mi disobbedire?
Risponderà il padre:
Oggi invece non ti disubbidirò
Allora Abramo dirà:
O Signore, mi avevi promesso di non umiliarmi il giorno in cui tutti sarebbero stati resuscitati. Ora, quale umiliazione più grande di questa, che mio padre sia il più reietto?
Ma Iddio, l'Altissimo, dichiarerà:
Io ho vietato il Paradiso ai miscredenti.
Poi sarà detto:
Abramo, che cosa c'è sotto i tuoi piedi?
Abramo guarderà: ecco li una iena contaminata. Verrà afferrata per le gambe e scaraventata nell'inferno.
Narrò il figlio di Abbas:
La prima donna che indossò una cintura fu la madre di Ismaele; se la mise perché Sara non vedesse le sue orme.
Poi Abramo, partì col figlio Ismaele e con Agar, che allattava il figlio. Li collocò presso la Casa, accanto ad un albero che sorgeva sopra il pozzo di Zamzam, nella parte più alta della moschea.
A quel tempo alla Mecca non c'era nessuno e mancava l'acqua; Abramo lasciò loro un sacco di datteri e un otre d'acqua, e partì. Agar lo seguiva dicendo:
Abramo, dove vai lasciandoci in questa valle, senza amici e privi dl tutto?
Abramo non si voltava. Gli disse:
Te l'ha comandato Iddio?
Rispose:
sì.
Allora riprese Agar Egli non ci farà perire.
Giunto che fu a Taniyyah, dove non lo vedevano, rivolse il viso verso la Casa, alzò le mani e pronunciò questa invocazione: Signor nostro, in verità, io ho stabilito parte della mia discendenza in una valle sterile... affinché essi rendano grazie (XIV,40)
Agar allattò il bambino, bevendo l'acqua dell'otre finché non finì; poi ebbe sete, ed ebbe sete anche il bambino.
Vedendolo contorcersi, fu presa dalla disperazione e, accorgendosi che Safa era il monte più vicino, vi sali, e guardò giù nella valle se per caso scorgesse qualcuno. Ma non vide nessuno. Scesa allora da Safa e giunta nella valle, si sollevò i lembi della veste e si mise a correre come un uomo estenuato.
Passò la valle, salì su Marwah e di lì si fermò a guardare se per caso scorgesse qualcuno ma non vide nessuno. Sette volte ripeté questo percorso.
Il figlio di Abbas s'interruppe dicendo:
Ha detto il Profeta che per questo la gente fa quella strada di corsa.
Poi riprese:
Giunta in cima a Marwah, Agar udì una voce ed esclamò fra sé: Zitta! Tese l'orecchio, e l'udì di nuovo.
Ti sei fatto sentire disse. Se puoi aiutarmi... C'era infatti l'angelo, dietro il pozzo di Zamzam. Essa frugò dietro e intorno a lui finché l'acqua comparve zampiliando; la attinse e la versò nell'otre, colmandolo.
Il figlio di Abbas, a questo punto, ricordò che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute -, aveva detto:
Dio benedica Agar. Se non avesse trovato quell'acqua, Zamzam sarebbe rimasta una vena superficiale!
Poi il figlio di Abbas continuò:
Agar bevve e allattò, il figlio e l'angelo disse: Non temere!
Qui sarà la Casa di Dio. Questo ragazzo la costruirà insieme col padre e sicuramente Dio non trascurerà la gente sua. La Casa sarà alta sulla terra come la collina, e i torrenti vi arriveranno da destra e da sinistra. Così fu, finché un giorno un gruppo di Banu Gurhum vi giunse e si fermò nella parte bassa della Mecca. Notarono un uccello che volava in cerchio e dissero: Quest'uccello vola intorno all'acqua che sta nella valle. E mandarono una persona o due che la trovarono. C'era lì accanto Agar; le chiesero, il permesso di fermarsi. Rispose: Si, ma senza nessun diritto sull'acqua. Accettarono.
Il figlio di Abbas aggiunse che il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva detto:
Agar prese confidenza con loro, essendo socievole, e i Gurhum si stabilirono li e fecero venire le famiglie. Si formò una popolazione. Ismaele crebbe, imparò da loro l'arabo; da grande ebbè per essi molto affetto e gli fu data in moglie una delle loro donne. Poi Agar mori. Abramo arrivò dopo il matrimonio del figlio, cercando quelli che aveva lasciato. Non trovò Ismaele e ne domandò a sua moglie che disse:
È andato in cerca di un guadagno per noi.
Abramo la interrogò sulla vita che facevano ed ella rispose:
Viviamo male, nelle strettezze e nei guai.
Disse Abramo:
Quando, torna tuo marito, salutalo e digli che cambi la soglia della sua porta.
Ismaele tornò provò un senso di piacere, e domandò:
È venuto qualcuno?
Rispose lei,
È venuto un vecchio così e così, e ha chiesto di te. Gli ho dato tue notizie. Ha domandato come viviamo; gli ho parlato delle nostre fatiche e dispiaceri.
Esclamò Ismaele:
Ti ha lasciato nessuna ambasciata?
Sì, mi ha detto di salutarti e poi ha detto: Digli che cambi la soglia della sua porta.
Era mio padre! E mi ha ordinato di separarmi da te, torna a casa tua.
La ripudiò e sposò un'altra dei Gurhmn.
Abramo rimase lontano quanto volle Iddio, poi tornò, non trovò Ismaele e domandò di lui alla moglie che disse:
È andato in cerca di un guadagno per noi.
Abramo la interrogò sulla loro vita. Rispose:
Viviamo bene, largamente. E lodò l'Altissimo.
Che cosa mangiate?
La carne
Che cosa -bevete?
Acqua
Signore, benedicili nella carne e nell'acqua!
Il Profeta - Iddio lo benedica e gli dia eterna salute - aveva a questo punta precisato:
A quel tempo non avevano cereali, altrimenti egli avrebbe pregato Iddio di benedirli nei cereali. Per questo soltanto alla Mecca ci si può nutrire a lungo esclusivamente di carne ed acqua senza averne alcun danno.
Disse Abramo:
Quando viene tuo marito, salutamelo e digli che conservi la soglia della sua porta.
Tornò Ismaele e domandò:
É venuto nessuno?
Si, è venuto un vecchio di bell'aspetto, e glielo descrisse lodandolo, il quale mi ha chiesto tue notizie e gliele ho date. Mi ha domandato come viviamo, gli ho risposto Bene.
Ti ha lasciato qualche messaggio?
Sì, ti saluta e ti dice di conservare la soglia della tua porta.
Era mio padre, e tu sei la soglia che mi comanda di conservare!
Passò per loro il tempo che Dio volle, tornò Abramo. Ismaele stava lavorando una sua freccia sotto l'albero vicino al pozzo di Zamzam. Appena lo vide balzò in piedi e fecero quel che fanno il padre col figlio e il figlio col padre. Poi Abramo disse:
Senti, Ismaele, Dio mi ha comandato una cosa.
Fa quel che ti comanda il Signore.
Mi aiuterai?
Ti aiuterò.
Dio mi ha comandato di costruire qui una Casa.
E indicò le colline alte intorno alla Mecca. Subito dopo gettò le fondamenta della Casa; Ismaele portava le pietre e Abramo fabbricava, finché, quando i muri ebbero raggiunto una certa altezza, Ismaele portò questa pietra e la pose qui. Abramo vi sali sopra e continuò a lavorare e Ismaele a portargli le pietre, e ambedue dicevano: Signore nostro, accettala da noi Tu che sei veramente Colui che ode e sa. Lavorarono e, alla fine, fecero Il giro rituale intorno alla Casa, ripetendo:
Accettala da noi Tu che sei veramente Colui che ode e che sa.