DUNQUE, INVOCA A LUNGO
In Nome di Allah il Clemente, il Misericordioso, che Allah sia lodato e che la pace e la benedizione siano sul profeta del l’ Islam Mohamed e su tutti i profeti e gli inviati di Allah, attesto che non c'è altro dio all’infuori di Allah e attesto che Mohamed è il suo inviato e profeta. Cari Fratelli: Le grazie che accompagnano l’essere umano non lo lasceranno mai, e la dolcezza di Allah non viene confusa dall’occhio sano, essa circonda l’uomo dalla sua nascita fino alla morte, anzi, anche dopo la morte, Allah ci avvolge con essa lungo la nostra vita, esempi di ciò sono l’udito, la vista, l’olfatto e il gusto, l’aria, il sole e la luna, le stelle, la pioggia e il vento, la moglie, i figli, l’auto e ampi sostentamenti, fino ad un punto tale per cui l’essere umano non è più grado di contare le innumerevoli grazie che egli riceve, dice Allah: “Se voleste contare i favori di Allah, non potreste enumerarli.” (An-Nahl, 18). Siccome l’essere umano ama il bene di queste grazie e cerca di ottenerle e cercarle, egli vuole forza, sicurezza, la moglie, i figli, la casa, il veicolo e il denaro ... ma l'anima umana nella sua natura, quando non è guidata alle luci della fede, evita la rettitudine e tratta queste grazie con arroganza. Il Corano lo ha espresso. Scoprirete che l’uomo non attribuisce la grazia a colui che la conferisce, e non sarà grato ad Allah in ciò, in segno di irriconoscenza e negazione. Ma improvvisamente, quando questa o queste grazie vengono tolte, ci si ricorda che la grazia ha un donatore, il quale dà a chi vuole e toglie a chi vuole, e si ricorre quindi ad intense invocazioni. Dice Allah: “Quando colmiamo di favore l’uomo, egli si sottrae e si allontana. Quando invece lo colpisce una sventura, allora invoca a lungo.” (Fussilat, 51). Quindi la condizione di una persona prima di avere una grazia è diversa dalla sua condizione dopo averla ricevuta. Prima pregava, ora non prega più, prima frequentava un consiglio scientifico, ora non più, quando era povero, prima compiva invocazioni intense, ora non ne fa più, prima leggeva il Corano con emozione, ora non lo legge più, prima pregava concentrato, ora prega in ritardo. È diventato una personalità brillante, è diventato un uomo d'affari, aveva un progetto ... Uno dei segni più grandi della conoscenza del proprio Signore da parte del servo è ricorrere a Lui in tutti i casi, in tempi di angoscia e prosperità, salute e malattia, bene e male. Tuttavia, la sua condizione dopo la privazione della grazia ed essere colpito dal male cambia la persona facendola tornare a compiere ampie preghiere. Disse Ibn Kathir nella spiegazione del versetto “allora invoca a lungo”: prolunga l’invocazione per questioni singole, i discorsi sono spesso avvolti da tante espressioni, ma poca sostanza. Le invocazioni corte sono il contrario, poche ma mirate. Dice Allah: “Quando la disgrazia lo tocca, l’uomo Ci invoca, coricato su un fianco, seduto o in piedi. Quando poi lo liberiamo dalla sua disgrazia si comporta come se non Ci avesse mai invocato a proposito della disgrazia che lo aveva colto.” (Yunus, 12). È un comportamento sbagliato nell'affrontare le grazie di Allah nelle due condizioni di privazione e negazione, di bontà e cattiveria, e di prosperità e angoscia. Conoscere Allah, gloria a Lui e ricorrere ad Egli non è un’attività limitata solo nel bene o solo nel male, bensì in tutti i casi e le circostanze. Questo è il modello dell'umanità che conosce Allah quando in difficoltà e lo dimentica nella prosperità, che conosce Allah quando in difficoltà e lo dimentica nei momenti di sollievo, che conosce Allah nel momento della privazione e lo dimentica nei momenti di felicità, che conosce Allah quando è malato e lo dimentica quando possiede la salute, lo conosce quando è povero e lo dimentica quando è ricco, questo modello non è il modello che Allah ha lodato, dice Allah: “Quando una disgrazia lo colpisce, l’uomo Ci invoca. Poi, quando gli concediamo una grazia, dice: «Questo proviene dalla mia scienza!». Si tratta invece di una tentazione, ma la maggior parte di loro non lo sa.” (Az-Zumar, 49). È così che dovrebbe essere il credente? Invoca Allah sotto l’effetto della paura, ma non appena gli si concede una grazia, dice: “questo proviene dalla mia scienza!”, per questo dicono i sapienti: tre parole sono distruttive: Io, io ho, e io possiedo. Satana disse: “Io sono migliore di lui (Adamo)”, Allah quindi lo distrusse, il Faraone disse: “non mi appartiene forse il regno dell’Egitto?”, Allah dunque lo affogò, disse Qarun: “Ho ottenuto tutto ciò grazie alla scienza che possiedo”, Allah dunque lo fece inghiottire dalla terra. Se solo lo invitassi mentre sei benestante, se solo lo invocassi mentre sei nel pieno delle tue forze, della tua ricchezza e della tua salute…Questa è la descrizione di una persona autentica, che invita Allah anche quando in fase di prosperità, non solo quando in difficoltà. Dice Allah: “L’uomo non si stanca mai di invocare il bene. Quando poi lo coglie la sventura, si dispera, affranto.” (Fussilat, 49). La disperazione e la perdita della speranza sono una delle caratteristiche di coloro che rifiutano la retta via. E quando Allah li mette alla prova, alle volte è più stringente, la terra nella sua vastità diventò angusta e loro stessi si sentirono stretti e capirono che non c’è altro rifugio da Allah che in Lui Stesso, dice Allah: “Per i tre che erano rimasti a casa, la terra nella sua vastità diventò angusta e loro stessi si sentirono stretti e capirono che non c’è altro rifugio da Allah che in Lui Stesso. Allah accolse il loro pentimento, perché tornassero a Lui. In Verità Allah è Colui Che perdona, il Misericordioso.” (At-Tawba, 118). Disse un poeta a proposito delle calamità: “si è ristretta, e non appena le sue cerchie sono diventate solide, si è sciolta, pensavo non ci sarebbe mai stata una via d’uscita”. Quando Allah mette alla prova i Suoi servi, si aspetta da loro la pazienza e l’invocazione, se invocano Allah, avranno una delle seguenti due cose, o una guarigione dalla calamità e una ricompensa per l’invocazione, o una ricompensa piena e completa se ha invocato e sopportato la calamità fino alla sua fine, nel caso la fine di essa - Dio non voglia - è non riprendersi da essa (quindi morire). Possa Allah unire la salvezza e la ricompensa, questo è ciò che accade più spesso. Il terrore che dilaga tra le persone, e aumenta di giorno in giorno, a causa di questa epidemia, è una delle piaghe più gravi, disse il profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui): “Colui che passa la notte sicuro nella sua dimora, sano nel suo corpo, e ha il sostentamento necessario per il giorno dopo, sarà come se possedesse tutta la vita e ciò che contiene”. La sicurezza qui non è solo sicurezza da un nemico umano, ma è sicurezza da ogni paura, e la paura più grande è quella che proviene da una tale epidemia, che si diffonde in modo spaventoso tra le persone, e nessuna misura precauzionale ne beneficia nella maggior parte dei casi. L’interazione tra le persone è una necessità inevitabile, non c'è vita senza interagire con gli altri, lavorare, vendere e comprare. Non c'è rifugio da Allah tranne che presso Egli nei confronti di ciò che stiamo vivendo. La situazione è molto stringente, e non si aspetta altro che una via d’uscita. O Allah sollevaci da questa calamità.
In Nome di Allah il Clemente, il Misericordioso, che Allah sia lodato e che la pace e la benedizione siano sul profeta del l’ Islam Mohamed e su tutti i profeti e gli inviati di Allah, attesto che non c'è altro dio all’infuori di Allah e attesto che Mohamed è il suo inviato e profeta. Cari Fratelli: Le grazie che accompagnano l’essere umano non lo lasceranno mai, e la dolcezza di Allah non viene confusa dall’occhio sano, essa circonda l’uomo dalla sua nascita fino alla morte, anzi, anche dopo la morte, Allah ci avvolge con essa lungo la nostra vita, esempi di ciò sono l’udito, la vista, l’olfatto e il gusto, l’aria, il sole e la luna, le stelle, la pioggia e il vento, la moglie, i figli, l’auto e ampi sostentamenti, fino ad un punto tale per cui l’essere umano non è più grado di contare le innumerevoli grazie che egli riceve, dice Allah: “Se voleste contare i favori di Allah, non potreste enumerarli.” (An-Nahl, 18). Siccome l’essere umano ama il bene di queste grazie e cerca di ottenerle e cercarle, egli vuole forza, sicurezza, la moglie, i figli, la casa, il veicolo e il denaro ... ma l'anima umana nella sua natura, quando non è guidata alle luci della fede, evita la rettitudine e tratta queste grazie con arroganza. Il Corano lo ha espresso. Scoprirete che l’uomo non attribuisce la grazia a colui che la conferisce, e non sarà grato ad Allah in ciò, in segno di irriconoscenza e negazione. Ma improvvisamente, quando questa o queste grazie vengono tolte, ci si ricorda che la grazia ha un donatore, il quale dà a chi vuole e toglie a chi vuole, e si ricorre quindi ad intense invocazioni. Dice Allah: “Quando colmiamo di favore l’uomo, egli si sottrae e si allontana. Quando invece lo colpisce una sventura, allora invoca a lungo.” (Fussilat, 51). Quindi la condizione di una persona prima di avere una grazia è diversa dalla sua condizione dopo averla ricevuta. Prima pregava, ora non prega più, prima frequentava un consiglio scientifico, ora non più, quando era povero, prima compiva invocazioni intense, ora non ne fa più, prima leggeva il Corano con emozione, ora non lo legge più, prima pregava concentrato, ora prega in ritardo. È diventato una personalità brillante, è diventato un uomo d'affari, aveva un progetto ... Uno dei segni più grandi della conoscenza del proprio Signore da parte del servo è ricorrere a Lui in tutti i casi, in tempi di angoscia e prosperità, salute e malattia, bene e male. Tuttavia, la sua condizione dopo la privazione della grazia ed essere colpito dal male cambia la persona facendola tornare a compiere ampie preghiere. Disse Ibn Kathir nella spiegazione del versetto “allora invoca a lungo”: prolunga l’invocazione per questioni singole, i discorsi sono spesso avvolti da tante espressioni, ma poca sostanza. Le invocazioni corte sono il contrario, poche ma mirate. Dice Allah: “Quando la disgrazia lo tocca, l’uomo Ci invoca, coricato su un fianco, seduto o in piedi. Quando poi lo liberiamo dalla sua disgrazia si comporta come se non Ci avesse mai invocato a proposito della disgrazia che lo aveva colto.” (Yunus, 12). È un comportamento sbagliato nell'affrontare le grazie di Allah nelle due condizioni di privazione e negazione, di bontà e cattiveria, e di prosperità e angoscia. Conoscere Allah, gloria a Lui e ricorrere ad Egli non è un’attività limitata solo nel bene o solo nel male, bensì in tutti i casi e le circostanze. Questo è il modello dell'umanità che conosce Allah quando in difficoltà e lo dimentica nella prosperità, che conosce Allah quando in difficoltà e lo dimentica nei momenti di sollievo, che conosce Allah nel momento della privazione e lo dimentica nei momenti di felicità, che conosce Allah quando è malato e lo dimentica quando possiede la salute, lo conosce quando è povero e lo dimentica quando è ricco, questo modello non è il modello che Allah ha lodato, dice Allah: “Quando una disgrazia lo colpisce, l’uomo Ci invoca. Poi, quando gli concediamo una grazia, dice: «Questo proviene dalla mia scienza!». Si tratta invece di una tentazione, ma la maggior parte di loro non lo sa.” (Az-Zumar, 49). È così che dovrebbe essere il credente? Invoca Allah sotto l’effetto della paura, ma non appena gli si concede una grazia, dice: “questo proviene dalla mia scienza!”, per questo dicono i sapienti: tre parole sono distruttive: Io, io ho, e io possiedo. Satana disse: “Io sono migliore di lui (Adamo)”, Allah quindi lo distrusse, il Faraone disse: “non mi appartiene forse il regno dell’Egitto?”, Allah dunque lo affogò, disse Qarun: “Ho ottenuto tutto ciò grazie alla scienza che possiedo”, Allah dunque lo fece inghiottire dalla terra. Se solo lo invitassi mentre sei benestante, se solo lo invocassi mentre sei nel pieno delle tue forze, della tua ricchezza e della tua salute…Questa è la descrizione di una persona autentica, che invita Allah anche quando in fase di prosperità, non solo quando in difficoltà. Dice Allah: “L’uomo non si stanca mai di invocare il bene. Quando poi lo coglie la sventura, si dispera, affranto.” (Fussilat, 49). La disperazione e la perdita della speranza sono una delle caratteristiche di coloro che rifiutano la retta via. E quando Allah li mette alla prova, alle volte è più stringente, la terra nella sua vastità diventò angusta e loro stessi si sentirono stretti e capirono che non c’è altro rifugio da Allah che in Lui Stesso, dice Allah: “Per i tre che erano rimasti a casa, la terra nella sua vastità diventò angusta e loro stessi si sentirono stretti e capirono che non c’è altro rifugio da Allah che in Lui Stesso. Allah accolse il loro pentimento, perché tornassero a Lui. In Verità Allah è Colui Che perdona, il Misericordioso.” (At-Tawba, 118). Disse un poeta a proposito delle calamità: “si è ristretta, e non appena le sue cerchie sono diventate solide, si è sciolta, pensavo non ci sarebbe mai stata una via d’uscita”. Quando Allah mette alla prova i Suoi servi, si aspetta da loro la pazienza e l’invocazione, se invocano Allah, avranno una delle seguenti due cose, o una guarigione dalla calamità e una ricompensa per l’invocazione, o una ricompensa piena e completa se ha invocato e sopportato la calamità fino alla sua fine, nel caso la fine di essa - Dio non voglia - è non riprendersi da essa (quindi morire). Possa Allah unire la salvezza e la ricompensa, questo è ciò che accade più spesso. Il terrore che dilaga tra le persone, e aumenta di giorno in giorno, a causa di questa epidemia, è una delle piaghe più gravi, disse il profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui): “Colui che passa la notte sicuro nella sua dimora, sano nel suo corpo, e ha il sostentamento necessario per il giorno dopo, sarà come se possedesse tutta la vita e ciò che contiene”. La sicurezza qui non è solo sicurezza da un nemico umano, ma è sicurezza da ogni paura, e la paura più grande è quella che proviene da una tale epidemia, che si diffonde in modo spaventoso tra le persone, e nessuna misura precauzionale ne beneficia nella maggior parte dei casi. L’interazione tra le persone è una necessità inevitabile, non c'è vita senza interagire con gli altri, lavorare, vendere e comprare. Non c'è rifugio da Allah tranne che presso Egli nei confronti di ciò che stiamo vivendo. La situazione è molto stringente, e non si aspetta altro che una via d’uscita. O Allah sollevaci da questa calamità.
La Lode appartiene ad Allah.