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Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad Aya10
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    Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad

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    Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad Empty Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad

    مُساهمة من طرف sandro السبت 26 سبتمبر - 19:33:40

    Il carattere (khuluq) del Profeta Muhammad 432128

    Nel Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
    un saluto di pace a tutti coloro che leggono

    Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci incita a seguire come
    modello per il nostro "perfezionamento" il Suo Inviato Saiyydinà
    Muhammad - le benedizioni di Allàh e la pace su di lui - : "Voi avete
    nell'Inviato di Allàh un modello sublime, per chi spera in Allàh e
    nell'Ultimo giorno e molto ricorda Allàh" (Corano Sura Al-Ahzàb 33
    vers.21)

    Allàh l'Altissimo nel Suo Nobile Corano ci descrive inoltre qual'è il
    carattere "khuluq" con il quale ha mandato Saiyydinà Muhammad - le
    benedizioni di Allàh e la pace su di lui- alle Sue creature: " Per
    quale misericordia da parte di Dio hai mostrato dolcezza nei loro
    confronti? Se tu fossi stato rude e duro di cuore essi si sarebbero
    dispersi lontani da te. Usa loro clemenza, chiedi perdono per loro, e
    consigliati con loro sul da farsi..." (Corano Sura Al-Imran 3, vers.
    159)

    Tutti i Maestri (Shuyukh) del Tasawwuf si sono "conformati" a questo
    "modello sublime" seguendo la sua Sunna (modo di agire e di fare del
    Profeta) in ogni loro pensiero e azione e insegnando a loro volta, più
    con gli atti e gli stati (hàl) che con le parole, questa Via (Tariqa
    Muhammadiyya) ai loro discepoli.

    Ho pensato perciò che potrà trovare interesse la seguente pubblicazione
    di alcuni commentari (Tafsir) della Sura sopracitata "sul carattere del
    Profeta" (Cor.3,159-60) per cogliere ancor di più la bellezza e
    l'elevatezza degli insegnamenti di Allàh l'Altissimo che ci ha voluto
    dare con questo Suo nobile versetto, in cha Allàh.

    NB- Queste pagine che riportiamo sono tratte dal Libro che verrà
    pubblicato a breve : «La Sura della Famiglia di Imran nella Sapienza
    Islamica» di Ludovico Zamboni - GEI Gruppo Editoriale l’Idea. Il III
    Capitolo (Sura) del Corano alla luce dei commenti di Ibn Kathìr e Al
    Qâsânî tradotti direttamente dai Testi in lingua Araba da Ludovico
    Zamboni, il quale ci ha gentilmente concesso di pubblicare qui in
    anteprima, che Allàh lo ricompensi e sia soddisfatto del suo lavoro.
    Chi ne facesse uso è pregato gentilmente di riportare la provenienza di
    queste pagine, grazie.

    Nel testo che riportiamo il carattere "normale" è dedicato alla traduzione dei commenti di Ibn Kathìr e di Al-Qàsànì.

    il carattere in grassetto a quello dei versetti del Corano

    il carattere in corsivo alle note di Ludovico Zamboni

    Tafsir (commentario) del versetto 159-60 della Sura Al-Imràn - 3

    [Sul carattere del Profeta (s.a.s.)]

    Testo

    «159) Per quale misericordia da parte di Dio hai mostrato dolcezza nei
    loro confronti? Se tu fossi stato rude e duro di cuore essi si
    sarebbero dispersi lontani da te. Usa loro clemenza, chiedi perdono per
    loro, e consigliati con loro sul da farsi. E quando hai acquisito ferma
    risolutezza, affidati fiducioso a Dio, perché Dio ama coloro che a Lui
    si affidano. 160) Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere; ma
    se Dio vi abbandona, chi vi potrà soccorrere, dopo di Lui? A Dio dunque
    si affidino fiduciosi coloro che hanno fede.»

    Dice Ibn Al-Kathìr:

    L’Altissimo si rivolge al Suo Inviato, pieno di benevolenza nei
    confronti suoi e dei credenti, parlandogli di come ha reso tenero il
    suo cuore a riguardo della sua comunità, nei confronti cioè di coloro
    che seguono i suoi ordini e cessano di rivoltarsi contro di lui, e di
    come ha fatto sì che le sue parole sembrassero loro gradevoli, e dice:
    «Per quale misericordia (bi-mâ rahmatin) da parte di Dio hai mostrato
    dolcezza (linta) nei loro confronti?» E cioè, per mezzo di cosa Dio ha
    fatto sì che tu fossi dolce con loro, se non per la misericordia di Dio
    nei tuoi e nei loro confronti? Qatâda dice: “Il significato è ‘Per
    misericordia da parte di Dio tu hai mostrato dolcezza nei loro
    confronti’. La particella mâ infatti in questo caso è una semplice
    congiunzione.” (...)

    Dice Al-Hasan Al-Basrî: “Qui si parla del carattere (khuluq) col quale
    Dio ha mandato Muhammad, e questo nobile versetto somiglia alle parole
    dell’Altissimo «È venuto a voi un Inviato che viene da voi stessi, al
    quale pesa ciò che commettete e che ha cura di voi, pietoso e clemente
    con i credenti» (Cor. 9,128).

    L’Imam Ahmad tramanda da Abû Râšid Al-Harrânî: “Abû Umâma Al-Bâhilî mi
    prese per mano e mi disse: ‘L’Inviato di Dio mi prese per mano, e mi
    disse: Abû Umâma, vi sono alcuni credenti verso i quali il mio cuore ha
    tenerezza’.”

    Al-Qušayrî: “Se non fosse stato per una forza divina che il Vero gli
    riservava, come avrebbe potuto l’Inviato di Dio sopportare la compagnia
    degli uomini? Non vedi che Mosè, appena dopo aver udito la Sua parola,
    non sopportava neppure di parlare con suo fratello, e gli prendeva la
    testa, tirandola a sé?(Cor.20,92-4) O ancora: se il Profeta (su di lui
    la pace e la preghiera divine) non li avesse guardati [con un occhio
    che] cancellava quelle norme proprie del mutamento (ahkâmu t-tasrîf)
    che avevano corso in loro, realizzando che era Allah a dar origine ad
    esse, come avrebbe potuto sopportare la loro compagnia?

    Quindi l’Altissimo dice: «Se tu fossi stato rude (fazz) e duro (galîz)
    di cuore essi si sarebbero dispersi lontani da te». Il termine fazz è
    simile nel significato a galîz, così che il significato è ‘se tu fossi
    stato duro con la parola e col cuore’, o in altre parole ‘se tu ti
    fossi rivolto a loro con parole violente, e col cuore duro, essi si
    sarebbero allontanati da te, lasciandoti; Dio però li ha uniti a te
    facendo sì che tu fossi dolce con loro, così da ammansire i loro
    cuori’. Dice ‘Abd Allah ben ‘Amrw: “Vedo nei Libri sacri rivelati in
    precedenza la descrizione dell’Inviato di Dio: non è rude, né duro, non
    strepita nei mercati e non risponde al male col male, ma piuttosto
    perdona e tollera.” At-Tirmidhî tramanda da ‘Â’iša queste parole
    dell’Inviato di Dio: “Dio mi ha ordinato di essere estremamente gentile
    con la gente, ai limiti dello sdolcinato (amara-nî bi-mudârâti n-nâs),
    allo stesso modo in cui mi ha ordinato le opere obbligatorie della
    Religione (al-farâ’id).”

    Su queste parole coraniche, Al-Qušayrî dice: “Se avessi dato loro da
    bere puro il vino dell’Unità divina, senza annacquarlo con una ‘parte’
    per loro, essi si sarebbero separati da te errando senza **** senza
    poter sostare neppure un attimo.” Analogamente, Al-Alûsî dice: “Se
    avessi loro esposto minuziosamente le norme proprie delle realtà
    principiali (ahkâmu l-haqâ’iq) il loro petto si sarebbe ristretto, e
    non avrebbero sopportato il peso proprio della realtà delle norme di
    educazione spirituale necessarie nella Via iniziatica. Tu invece hai
    avuto indulgenza nei loro confronti, per mezzo della Legge sacra e
    delle facilitazioni [che essa prevede].” Ar-Râzî riporta questo hadith:
    “Non v’è mitezza maggiormente gradita a Dio della mitezza e
    dell’indulgenza di una guida spirituale (imâm). E non v’è ignoranza più
    odiosa agli occhi di Dio dell’ignoranza e della rozzezza di una guida
    spirituale.”
























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    مُساهمة من طرف sandro السبت 26 سبتمبر - 19:37:13

    ( Il carattere (khuluq)...2^ parte )

    Così l’Altissimo continua dicendo: «Usa loro clemenza, chiedi perdono
    per loro (astagfirla-hum), e consigliati con loro (šâwir-hum) sul da
    farsi (fî l-amr)». In effetti l’Inviato di Dio all’occasione chiedeva
    consiglio ai suoi Compagni, così da infodere loro entusiasmo in ciò che
    facevano. Il giorno di Badr ad esempio si consigliò con loro sul
    problema se andare o meno incontro alla carovana [dei meccani], ed essi
    dissero: “Inviato di Dio, se ci chiedessi a proposito di un vasto mare,
    noi lo attraverseremmo con te, e se ti incamminassi con noi verso Bark
    Al-Ghimâd [località nello lontano Yemen], noi verremmo con te. Noi non
    faremo come la gente di Mosè, che gli disse: «‘Va’ tu, col tuo Signore,
    e combattete voi due: noi staremo qua ad aspettare seduti’». (Cor.5,24)
    Ti diciamo invece: va’, e saremo con te. Combatteremo davanti a te,
    alla tua destra e alla tua sinistra.” (...) Anche il giorno di Uhud
    chiese consiglio, se fosse più opportuno rimanere a Medina o uscire e
    scontrarsi col nemico; i più dissero che era meglio affrontare il
    nemico in campo aperto, così che il Profeta ordinò di uscire dalla
    città per dare battaglia. Il giorno del fossato egli chiese consiglio
    sul fatto se fosse opportuno venire ad un accomodamento con le fazioni
    coalizzate
    [che circondavano Medina] offrendo loro un terzo della produzione dei
    datteri dell’oasi per quell’anno: Sa‘d ben Mu‘âdh e Sa‘d ben ‘Ibâda
    furono contrari, e l’idea fu accantonata. E ancora, il giorno di
    Al-Hudaybiyya chiese consiglio ai suoi Compagni sul fatto se fosse
    opportuno piombare sui figli degli idolatri; Abû Bakr il veridico
    allora disse: “Non siamo venuti per combattere, ma per compiere i riti
    del Pellegrinaggio minore (‘umra).” Il Profeta acconsentì al consiglio
    di Abû Bakr. A proposito poi della storia della calunnia [nei confronti
    di ‘Â’iša,] il Profeta
    disse: “Gente musulmana: consigliatemi a proposito di persone che hanno
    incolpato mia moglie: ma per Dio, io non conosco alcun male a carico di
    mia moglie! E hanno incolpato un uomo: ma per Dio, io non conosco alcun
    male a carico suo!”(il brano in corsivo lo citiamo da At-Tirmidhì -
    libro48, del Commento del Corano, capitolo sul commento della Sura
    della luce hd nr.3191, in quanto la versione riportata da Ibn Kathìr
    appare scorretta) . E chiese il consiglio di ‘Alî e di Usâma sul fatto
    se fosse il caso di separarsi da ‘Â’iša. E comunque il Profeta chiedeva
    consiglio ai suoi compagni nelle battaglie e in situazioni simili. I
    dotti non sono però concordi, ed hanno due diverse opinioni, su questo:
    la richiesta di consiglio era obbligatoria per il Profeta, o era invece
    solamente raccomandata, con lo scopo di rafforzare il cuore dei
    Compagni?. (...)
    Al-Kalbî tramanda queste parole di Ibn ‘Abbâs: “Il versetto è stato
    rivelato in riferimento ad Abû Bakr e a ‘Umar: essi infatti erano i due
    Apostoli dell’Inviato di Dio, i suoi due aiutanti particolari, i due
    padri dei Musulmani.” L’Imam Ahmad tramanda da ‘Abdu r-Rahmân ben
    Ganam: “L’Inviato di Dio, su di lui la preghiera e la pace divine,
    disse ad Abû Bakr e ad ‘Umar: ‘Se voi due siete d’accordo su di un
    suggerimento, io non mi oppongo’.” Ibn Mardawayh tramanda da ‘Alî ben
    Abî Tâlib: “Chiesero all’Inviato di Dio a proposito della ferma
    risolutezza (‘azm), e lui disse: ‘Essa consiste nel consultarsi con la
    gente della retta opinione (ahlu r-ra’y), e quindi nel seguirli’.” Ibn
    Mâgiah tramanda da Abû Hurayra queste parole del Profeta: “A colui al
    quale vien chiesto consiglio, viene affidato un incarico di fiducia.”
    (...) E sempre Ibn Mâgiah tramanda da Giâbir queste parole dell’Inviato
    di Dio: “Quando uno di voi chiede consiglio al suo fratello, questi dia
    il suo consiglio.”

    Al-Alûsî riporta da Ibn ‘Abbâs che quando furono rivelate le parole
    «consigliati con loro», l’Inviato di Dio disse: “Dio e il Suo Inviato
    non hanno bisogno di chieder consiglio. Dio Altissimo però ha fatto
    della ‘richiesta di consiglio’ una misericordia per la mia comunità:
    chi, facendone parte, chiederà consiglio non rimarrà privo di guida,
    mentre chi tralascerà di chieder consiglio non mancherà di cadere in
    tentazione.” As-Suyûtî riporta da Anas queste parole dell’Inviato di
    Dio: “Chi chiede ispirazione a Dio (istakhâra) non fallisce, e chi
    chiede consiglio non se ne rammarica.” E sempre As-Suyûtî cita queste
    parole di Sufyân: “Ho appreso che il chieder consiglio è metà
    dell’intelligenza. E ‘Umar ben Al-Khattâb chiedeva consiglio anche alle
    donne.” Ar-Râzî dal canto suo ricorda come il verbo šâwara deriva dalla
    radice š-w-r, con significato primo di ‘estrarre il miele dal favo,
    smielare’.
    Dice Al-Qušayrî: “«Usa loro clemenza», perché il tuo giudizio (hukm) è
    il Nostro giudizio, così che tu non usi clemenza se non quando siamo
    Noi ad aver usato clemenza. Quindi lo distoglie da un tale attributo
    per mezzo di ciò che lo conferma nella stazione spirituale del
    servitore, e lo trasferisce alla caratterizzazione della separazione
    (tafriqa), dicendo ‘Sosta nel luogo dell’umiliazione, implorandoCi il
    loro perdono’. E così la Sua sunna (sia gloria a Lui) nei confronti dei
    Suoi Profeti e dei Suoi santi: li distoglie dalla sintesi (giam‘)
    trasferendoli alla separazione, quindi li distoglie dalla separazione
    trasferendoli nella sintesi; ed è per questo che prima dice «usa loro
    clemenza», che è sintesi, per poi aggiungere «chiedi perdono per loro»,
    che è separazione. (...) Quindi, dopo aver detto «chiedi perdono per
    loro, aggiunge «e consigliati con loro sul da farsi», e cioè stabilisci
    un ‘luogo’ per loro. Infatti, colui al quale viene usata clemenza ed è
    nelle ristrettezze della vergogna (fî sidâri l-khajla) non vede
    possibile per sé la stazione spirituale della nobile generosità; se
    dunque chiedi il loro consiglio, elimini in loro l’avvilimento
    (inkisâr) e profumi il loro cuore.”
    Dice Ibn ‘Arabî: “Il motivo che rende necessario il ‘prender consiglio’
    è il fatto che al Vero appartiene in ogni essere esistenziato un ‘volto
    proprio’ (wajh khâss) che non è in altri esseri. E a volte accade che
    il Vero, gloria a Lui, proietti su un certo essere, a proposito di una
    cosa qualsiasi, ciò che non proietta su un essere che pure gli è
    superiore di grado. Esempio ne sia la scienza dei nomi concessa ad
    Adamo, nonostante che il ‘Consesso supremo’ (al-malâ’u l-a‘lâ) fosse
    più nobile di lui presso Allah: eppure, Adamo ebbe qualcosa che essi
    non avevano (...). E se le cose stanno così, accade che il Profeta a
    volte sia solo riguardo a cose che egli stesso stabilisce nel mondo per
    il fatto di essere incaricato di regolare e di precisare, anche se non
    a partire dal pensiero razionale (fikr), visto che egli non fa certo
    parte di quanti agiscono solo in base al pensiero razionale. Altre
    volte invece nella sua attività regolatrice gli si associa un altro
    intelletto, che è come l’anima universale (an-nafsu l-kulliyya) (...).
    Egli infatti sa che a Dio Altissimo appartiene in ogni essere
    esistenziato un ‘volto proprio’ dal quale Egli proietta su di lui ciò
    che vuole, e che non appartiene ad altri ‘volti’. (...) Si potrebbe
    obiettare: Allah però gli ha insegnato la Sua sapienza riguardante le
    Sue creature, dal momento che dice, rivolgendosi [implicitamente] a lui
    [in un hadith qudsiyy nel quale sono riportate le seguenti parole dette
    da Dio al Calamo primordiale]: ‘Scrivi la Mia sapienza nella Mia
    creazione, sino al Giorno della Resurrezione’. Nel rispondere a tale
    obiezione si possono considerare due punti di vista. Secondo il primo,
    se anche è vero che il Profeta conosce ciò che esiste, pure si può
    ritenere che tanto il suo ‘chieder consiglio’ quanto il fatto che
    qualcuno gli sia associato nella sua attività regolatrice facciano
    parte dei mezzi attraverso i quali Egli gli ha insegnato ciò che gli
    insegna dell’Essere. Analogamente, benché noi sappiamo che Allah ben
    conosce ciò che accade nel Suo creato, Egli dice «Noi vi metteremo alla
    prova, fino a quando sapremo»;(Cor.47,30) dunque, qualcosa di simile si
    riporta anche a proposito di Dio stesso, visto che [Egli dice «fino a
    quando sapremo», sebbene] non esista chi possa ‘sapere’ più di Allah!
    D’altra parte, e questo è il secondo punto di vista secondo cui si può
    rispondere all’obiezione, noi sappiamo che ad Allah appartiene in ogni
    essere un ‘volto’ che lo caratterizza: e tale ‘volto’ divino non si
    definisce ‘creatura’. Così, Egli dice al Calamo: ‘Scrivi la Mia
    sapienza nella Mia creazione’ [fî khalqî, anche ‘nella Mia creatura’],
    e non dice ‘Scrivi la Mia sapienza nel volto che venendo da Me è posto
    singolarmente in ogni creatura’. Dio, sia gloria a Lui, può dare per un
    certo ‘motivo’, che è quello che il Calamo scrive della sapienza di
    Allah nella Sua creazione, ma può anche dare senza ‘motivo’, e si
    tratta del ‘volto proprio’, nel quale non si riconoscono né ‘motivi’ né
    creatura. Ecco che il ‘prender consiglio’ ha luogo perché si possa
    manifestare qualcosa che è possibile venga dalla sapienza di quel tale
    ‘volto’, così che colui col quale il Profeta si consiglia nella sua
    attività regolatrice proietta su di lui una conoscenza che gli è
    sopravvenuta da parte di Allah in ragione di quel ‘volto’ la cui
    sapienza non è stata scritta [dal Calamo], e non ha avuto luogo
    nell’aspetto creaturiale’.”(Al-futùhatu l-makkiyya, vol II cap.198,
    pag.423)




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    مُساهمة من طرف sandro السبت 26 سبتمبر - 19:40:30

    ( Il carattere (khuluq)...3^ parte )

    Quindi l’Altissimo dice: «E quando hai acquisito ferma risolutezza
    (idhâ ‘azamta), affidati fiducioso a Dio (tawakkal ‘alâ-llah)», e cioè
    quando hai chiesto consiglio sul da farsi e hai preso la decisione,
    affidati a Dio nel realizzarla, «perché Dio ama coloro che a Lui si
    affidano».

    < Al-Mazharî > riporta da Ibn ‘Abbâs: “Il Profeta disse:
    ‘Settantamila della mia comunità entreranno in Paradiso senza
    rendiconto.’ Gli chiesero allora: ‘E chi sono, Inviato di Dio?’ ‘Sono
    coloro che non si attribuiscono lodi immeritate, che non rubano, che
    non traggono cattivi auspici e che si affidano fiduciosi al loro
    Signore’.” E sempre Al-Mazharî riporta da ‘Umar ben Al-Khattâb queste
    altre parole del Profeta: “Se voi veramente vi affidaste a Dio come
    deve essere fatto, Egli provvederebbe a voi, allo stesso modo in cui
    provvede agli uccelli, che vanno
    affamati e tornano a pancia piena’.” E infatti, osserva Al-Mazharî, in
    un hadith qudsiyy Dio dice: “Io sono secondo il pensiero che il Mio
    servo ha di Me.”

    E sempre sul " fiducioso affidarsi " <> riporta ‘da un iniziato’
    questo racconto: “Ero in una zona deserta, e m’ero allontanato
    precedendo la carovana, quand’ecco che vidi davanti a me una persona.
    Affrettai il passo sino a che la potei vedere distintamente: era una
    donna che teneva in mano una piccola otre per l’acqua e un bastone, e
    camminava tremolando. Pensai che fosse allo stremo, e allora mi misi la
    mano in tasca, ne trassi venti dirham e le dissi: ‘Prendi questi, e
    rimani qui sino a quando non passa la carovana e ti associ ad essa
    pagandone la quota; quindi quando si fa notte vieni da me, che aggiusto
    la tua situazione.’ Ma ecco che lei fece un cenno in aria, con la mano,
    così, ed ecco che teneva nel palmo molte monete d’oro. Quindi mi disse:
    ‘Tu hai preso le tue monete d’argento dalla tasca, e io ho preso le mie
    monete d’oro dall’invisibile’.”
    Infine, a proposito della proposizione coranica «quando hai acquisito
    ferma risolutezza, affidati a Dio»,<> riporta l’opinione di
    Gia‘far As-Sâdiq, secondo il quale in essa Dio ordina “la rettitudine
    (istiqâma) esteriore nei confronti delle creature, e la spogliazione
    interiore nei confronti del Vero.”

    Dice <> : “La realtà profonda del fiducioso affidarsi è
    costituita dalla contemplazione dell’attività decretante [di Dio,
    taqdîr], assieme al riposo del cuore che evita di caricarsi della
    tribolazione della gestione di sé (tadbîr). E «Dio ama coloro che a Lui
    si affidano» e fa loro gustare il vento fresco della ‘sufficienza’
    (ki-fâya), così da eliminare ogni stanchezza e ogni fatica, perché Egli
    si comporta con ognuno secondo ciò che questi merita necessariamente.
    Così nel momento dell’‘affidarsi’ vi sono coloro che Egli arricchisce
    coi Suoi doni, coloro
    che Egli protegge con il Suo incontro, e infine coloro che Egli rende
    soddisfatti in ogni stato sino a che non si *******ano della Sua
    permanenza, e sostano assieme a Lui, in Lui e per Lui, nonostante i
    muta-menti (talwînât) impliciti nei Suoi decreti.”

    Sull’intero versetto, osserva come “secondo alcuni Sufi esso si può
    intendere come rivolto allo Spirito dell’uomo (ar-rûhu l-insâniyy), che
    mostri tenerezza nei confronti dell’anima e delle sue facoltà
    passionali ed irritabili, così che essa possa avere interamente la
    parte che le spetta, alla qual cosa si collega il permanere della
    progenie e il miglioramento dei mezzi di vita; in caso contrario, tali
    facoltà si disperderebbero, la sapienza si guasterebbe e verrebbero
    meno quelle perfezioni per le quali l’uomo è stato creato.”






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    مُساهمة من طرف sandro السبت 26 سبتمبر - 19:44:55


    ( Il carattere (khuluq)...4^ parte e fine )






    Poi dice: «Se Dio vi soccorre (yansur-kum), nessuno vi potrà
    sconfiggere (lâ gâliba la-kum); ma se Dio vi abbandona, chi vi potrà
    soccorrere, dopo di Lui?» Questo versetto è analogo alle parole
    contenute nel v. 126 di questa stessa Sura, laddove è detto: «E la
    vittoria (nasr) non viene se non da Dio, il Potente, il Sapiente». Dopo
    di che ordina di affidarsi a Dio, e dice: «a Dio dunque si affidino
    fiduciosi coloro che hanno fede».




    Dice <> : “«Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere»:
    Egli interviene in favore dell’esteriore dei credenti col sostegno
    (tawfîq), e in favore del loro Spirito con la Realizzazione (tahqîq).
    (...) Quando si parla di soccorso vincente si intende ‘contro un
    nemico’, e il tuo peggior nemico è la tua anima (nafs). La vittoria
    sull’anima avviene quando le pretese che vengono dal suo vigore vengono
    sconfitte dalle difese della Sua misericordia, così che gli eserciti
    delle passioni vengono messi in rotta dall’assalto delle truppe delle
    divine condiscendenze (munâzalât), e la santità (wilâya) rimane rivolta
    esclusivamente a Dio, senza i dubbi delle pretese, che fan parte delle
    caratteristiche proprie dell’umanità individuale, e senza le passioni
    proprie dell’anima e le speranze ad esse connesse, che sono tracce dei
    veli e condizioni che impediscono la Vicinanza. «Ma se Dio vi
    abbandona», ecc.: colui che Egli abbandona lo lascia andare dove vuole,
    affidandolo alla sua pessima facoltà di scelta, e il suo stato si
    disunisce nei rigagnoli delle passioni: egli così una volta va a
    Oriente senza mostrar alcun pudore, e un’altra va ad Occidente senza
    ottenere alcun rispetto.”


    : “Alcuni ricordano come il soccorso di Allah nei confronti dei Suoi
    servi avviene in diversi modi. Egli infatti soccorre gli iniziati che
    con volontà si impegnano nella Via (murîdûn) reprimendo in loro le
    passioni; soccorre gli amanti (muhibbûn) con gli avvicinamenti; e
    soccorre i conoscitori (‘ârifûn) con lo svelamento delle
    contemplazioni.”




    Dice Al-Qâšânî:




    «Per quale misericordia da parte di Dio», e cioè è per il fatto che sei
    caratterizzato da una misericordia piena di clemenza (rahma rahîmiyya),
    e cioè da una misericordia completa, piena e perfetta, che costituisce
    una delle qualità divine, e che accompagna il tuo essere che è frutto
    di dono ed è divino (al-wugiûdu l-mawhûbu l-ilâhiyy), e non è l’essere
    ‘umano’ individuale (al-wugiûdu l-bašariyy), è per questo che «hai
    mostrato dolcezza nei loro confronti. Se tu fossi stato rude»,
    caratterizzato dalle qualità proprie dell’anima, tra le quali la
    rudezza e la durezza, «essi si sarebbero dispersi lontani da te»,
    perché a riunirli è la Misericordia Divina che fa sì che
    necessariamente essi ti amino.


    «Usa loro clemenza» per quei loro peccati che ti si riferiscono, visto
    che li vedi provenire da Allah, grazie allo sguardo dell’unità divina,
    e visto che la tua stazione spirituale è troppo elevata per poter
    essere danneggiata dalle azioni degli uomini e per provare stizza per
    esse, o per curare l’astio con la vendetta.


    E «chiedi perdono per loro» per ciò che si riferisce ad Allah, avendo
    avuto luogo la loro trascuratezza (gafla), ma anche il loro rimorso e
    la loro richiesta di scusa. «E consigliati con loro sul da farsi»
    riguardo la guerra ed altro, per rispetto nei loro confronti, ma
    «quando hai acquisito ferma risolutezza» rimetti la cosa a Dio
    affidandoti fiducioso a Lui, comprendendo che tutte le azioni, la
    vittoria e il soccorso, la conoscenza di ciò che è più opportuno e
    migliore, vengono da Lui, e non da te, e nemmeno dal loro consiglio.




    Quindi realizza il significato profondo del fiducioso affidarsi e
    dell’Unita delle azioni comprendendo le parole «Se Dio vi soccorre,
    nessuno vi potrà sconfiggere» ecc.


    - F I N E -


    *******************************


    Pagine tratte dal Libro : «La Sura della Famiglia di Imràn nella
    Sapienza Islamica» - di Ludovico Zamboni - GEI Gruppo Editoriale
    l’Idea. il 3° Capitolo (Sura) del Corano alla luce dei commenti di Ibn
    Kathìr e Al Qâsânî (tradotti direttamente dai Testi in lingua Araba da
    Ludovico Zamboni).

      الوقت/التاريخ الآن هو الجمعة 15 نوفمبر - 0:40:28